dalla quarta di copertina
Personaggio
minore, Giuseppe Cambareri, marginale forse, ma non trascurabile
se la ricostruzione delle sue gesta è l'occasione per
illuminare relazioni sconosciute, per collegare inopinatamente
personaggi altrimenti distanti ed estranei. Lambiente
in cui si muove Cambareri è quello dei militari di
Roma città aperta e degli uomini dei servizi segreti,
dei rosacrociani e dei massoni, ma anche degli agenti provocatori,
dei potenti faccendieri, degli inesausti procacciatori e mediatori
di affari, dei frequentatori di salotti e anticamere importanti;
snodi e interpreti di quel nesso politica-affari che, mentre
interessa quotidianamente la cronaca, sembra avere scarso
interesse per lo storico. A torto, perché il personaggio
restituito dalla ricerca di Corvisieri non è un cammeo,
una figura unica e irripetibile; al contrario è una
figura esemplare e paradigmatica: il medesimo mix di politica,
affari ed esoterismo, infatti, lo ritroveremo in personaggi
come Licio Gelli e Lopez Rega, negli stessi ambienti, con
le stesse modalità di azione.
Sembra un gioco: chinarsi su di un nome impigliato in una
nota e inseguirne le tracce. Un filo che sporge, Giuseppe
Cambareri, a tirare il quale vien dietro tutto quanto la storiografia
ufficiale aveva trascurato, quando non occultato. Basta spostarsi
di poco, e la nuova prospettiva scopre nuovi e sorprendenti
elementi: una sorta di parallasse storiografica, quella che
permette di cogliere relazioni ignorate, percorsi e frequentazioni
scansate; come quando negli archivi càpita di trovare
fortuitamente tracce importanti e illuminanti nei fascicoli
di personaggi minori. In Il mago dei generali, si precisa
il retìcolo di generali adusi a non rispondere alla
politica, al popolo sovrano e qualche volta nemmeno al Sovrano,
chiusi nel loro sabba autoreferenziale, talvolta in intelligenza
col nemico, e nel frattempo immersi in un circuito esoterico-affaristico
che in un periodo critico e tragico, come quello che va dal
1940 al 1945, ha largamente surrogato la politica.
Orbene, questa ricerca, se molto ha da dire sulla vocazione
eversiva delle classi dominanti di questo paese, molto di
più svela quanto alla sua infamante sottocultura; o
comunque, una cultura del tutto estranea alla tradizione laica
e scientifica moderna, alla cultura di qualsiasi borghesia,
anche di quella che tanto poco ha inciso nella storia di questo
paese. Populismo, interclassismo, sincretismo, variamente
conditi con lesoterismo, sono filoni che ora hanno un
rilancio; ma sono anche alla base di quel revisionismo permanente
che mina, insieme, la tenuta della società civile e
gli strumenti scientifici per lanalisi della società.
Nota
editoriale
Personaggio minore, Giuseppe Cambareri, marginale forse, ma
non trascurabile se la ricostruzione delle sue gesta è
l'occasione per illuminare relazioni sconosciute, per collegare
inopinatamente personaggi altrimenti distanti ed estranei.
La fitta trama di rapporti occulti che Corvisieri documenta
puntualmente crea tuttavia qualche problema. Infatti, più
che di rapporti occulti si dovrebbe parlare di rapporti occultati,
ovvero trascurati e obliterati, considerato che gli archivi
ne traboccano e i riferimenti non mancano.
Perché un personaggio cruciale come Cambareri viene
restituito solo ora e in modo tale da sembrare uscito dalla
penna ebbra di un confezionatore di storie, insieme, neogotiche
e spionistiche? Perché è stato ignorato finora
dalla storiografia? Per motivi di metodo, o per motivi politico-ideologici?
O per quell’inerzia che induce qualsiasi disciplina
a riprodursi sempre uguale e a scansare il più possibile
ogni motivo pericolosamente critico? Che cosa hanno a che
vedere magnetismo, occultismo, esoterismo, sedute spiritiche
con la storiografia? si saranno domandati quegli studiosi
che pure avranno inciampato in questo personaggio.
L’ambiente in cui si muove Cambareri, alias Gambareri,
alias Cambarer, alias Elio, è lo stesso di Il
Re, Togliatti e il Gobbo, il libro pubblicato da Corvisieri
in questa stessa collana, quello dei militari di Roma "città
aperta" e degli uomini dei servizi segreti, ma anche
degli agenti provocatori infiltrati in Bandiera Rossa, dei
potenti faccendieri, degli inesausti procacciatori e mediatori
di affari, dei frequentatori di anticamere importanti; snodi
e interpreti di quel nesso politica-affari che, mentre interessa
quotidianamente la cronaca, sembra non avere alcun interesse
per lo storico. D’altra parte, il personaggio restituito
dalla ricerca di Corvisieri non è un cammeo, un personaggio
unico e irripetibile; al contrario si presenta come una figura
esemplare e paradigmatica se si considera che il medesimo
mix di politica, affari ed esoterismo lo ritroveremo in personaggi
come Licio Gelli e Lopez Rega, negli stessi ambienti, con
le stesse modalità di azione.
Sembra un gioco: chinarsi su di un nome impigliato in una
nota e inseguirne le tracce. Un filo che sporge, Giuseppe
Cambareri, a tirare il quale vien dietro tutto quanto la storiografia
ufficiale aveva trascurato, quando non rimosso. Ne è
risultato un quadro ignorato e comunque assente in altre consimili
ricerche, eppure composto di elementi familiari e omogenei,
su ciascuno dei quali tuttavia non si può dire che
la ricerca abbia raggiunto una soglia accettabilmente condivisa.
È il caso dell’onnipresente massoneria la cui
variabilità e adesione a tutte le pieghe della società
e dello Stato ha raggiunto in Italia livelli addirittura parossistici,
spaziando dal fascismo all’antifascismo, in un proliferare
di logge la cui attività s’interseca sia con
le altre sette esoteriche sia con i servizi d’intelligence.
Basta spostarsi di poco, e la nuova prospettiva scopre nuovi
e sorprendenti elementi: una sorta di parallasse storiografica,
quella che permette di cogliere relazioni ignorate, percorsi
e frequentazioni scansate; come quando negli archivi càpita
di trovare fortuitamente tracce importanti e illuminanti nei
fascicoli di personaggi minori. Un approccio alla Storia,
quello di Corvisieri, che è stato perseguito consapevolmente
e con metodo, e applicato alla Roma capitale di guerra in
ben tre ricerche: in Bandiera
Rossa nella Resistenza romana, non è il CLN l’oggetto
dell’attenzione bensì Bandiera Rossa, la formazione
numericamente addirittura più rilevante a Roma, e più
diffusa nelle periferie e negli strati proletari; in Il Re,
Togliatti e il Gobbo. 1944: la prima trama eversiva –
in cui Cambareri compare, non di sfuggita, con il nome di
Gambareri – non è la Roma dei Palazzi ma quella
del Gobbo del Quarticciolo che viene ricostruita restituendo
la fitta trama di agenti e formazioni politiche che proprio
dai Palazzi si diramano; e ora, in Il mago dei generali, non
i personaggi cospicui delle parate e degli armistizi, bensì
il retìcolo di generali adusi a non rispondere alla
politica, al popolo sovrano – e qualche volta nemmeno
al Sovrano – , chiusi nel loro sabba autoreferenziale,
talvolta in intelligenza col nemico, e nel frattempo immersi
in un circuito esoterico-affaristico che in un periodo critico
e tragico, come quello che va dal 1940 al 1945, ha largamente
surrogato la politica.
La ricerca di Corvisieri restituisce della Resistenza –
sia pure soltanto di quella romana – una rappresentazione
largamente dissonante nei confronti di quella ufficiale, come
si è accennato; ma così facendo ricostruisce
e scopre pezzi di politica e potere che stentano a ricomporsi
con quelli che la storiografia ci ha consegnato.
Orbene, questa ricerca, se molto ha da dire sulla vocazione
eversiva delle classi dominanti di questo paese, molto di
più svela quanto alla sua infamante sottocultura; o
comunque, una cultura del tutto estranea alla tradizione laica
e scientifica moderna, alla cultura di qualsiasi borghesia,
anche di quella che tanto poco ha inciso nella storia di questo
paese. Certo, chi ha il potere ha anche quello di accomodarsi
la storia e restituire una propria immagine aggraziata; non
sembra essere questo il caso della classe dominante italiana
che, forse proprio perché consapevole delle modalità
e delle finalità della propria azione, ha evitato financo
l’esercizio della mistificazione agiografica, sperando
nella cancellazione delle tracce.
Populismo, interclassismo, sincretismo, variamente conditi
con l’esoterismo – adesso hanno preso a chiamarlo
new age – sono filoni che hanno avuto un rilancio;
ma sono anche alla base di quel revisionismo permanente che
mina, insieme, la tenuta della società civile e gli
strumenti scientifici per l’analisi della società.
All’editore rimane la soddisfazione di consegnare al
lettore una storia di incastri, un plot, che nulla
ha da invidiare alle più mirabolanti spy stories,
ma senza forzare in nulla la ricostruzione storiografica.
Claudio Del Bello
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