Dalla
Premessa all’ALM 07
Ai paradossi siamo così abituati che non ci facciamo
più caso. Siamo immersi nella cultura del paradosso,
precipitata in una cultura della confusione dove tutto è
uguale a tutto. E di paradosso in paradosso ci siamo ritrovati
in un dedalo di strade senza uscita. Senza alcuna alternativa,
proprio perché la cultura è stata azzerata nel
vuoto della confusione universale, ossia nel provincialismo
globale di una piccola borghesia egemone e altrettanto globale.
[…]
Nell’Italia-laboratorio di ogni trasformismo, nel laboratorio
che ha anticipato tutti gli orrori – dal Duce al Cavaliere,
alle ubique organizzazioni criminali, alla sinistra nazionalpopolare
che si destreggia – l’editoria, per quel che resta,
non è da meno: fiuta nel vento gli affari del momento,
insegue i personaggi resi famosi da altri media, per bruciare
in una veloce stagione emozioni prodotte per palati facili,
cioè abborracciate caricature: fino all’elogio
dell’antropofagia. […]
Eppure, in questa penisola di mezzo, c’è ancora
un numero di scrittori scoordinati e libertini che continuano
la loro ricerca. Certamente in modo eterogeneo e ciascuno
per proprio conto come del resto è inevitabile nella
situazione di confusione assordante che sopra si registrava.
E tuttavia recando ben impresso un segno di diversità
e di distanza dalle pratiche dominanti. Di essi, l’Almanacco
Odradek, anche questo del 2007, ne imbarca il più possibile
sulla sua zattera tra coloro che estendono il momento creativo
della scrittura, che continuano a produrre linguaggi, cioè
a riflettere attivamente, a fare critica militante dell’ideologia.
Una zattera o una terra di nessuno in cui arrivano colpi da
ogni parte, in cui non ci sono rifugi o trincee ma che è
rimasta una dei pochi luoghi letterari in cui il conflitto
viene percepito e affrontato senza cedere a scorciatoie vittimistiche
o emotive. […]
Odradek
Immagini di: Aller Amirsoleimani Bertolini
Boille Bonaventura Colasson Consolazione Conte Di Giacomo
A. Dionisi Dziersk Fascetti Frare Frolet Gaggia Giunta Grimaldi
Lorenzetti Lunetta Masci Mastragostino Molinari Montelli Monti
Pace Passeri Perilli Pignotti Pozzi Ragno Spinelli Teodori
Troiani Viparelli Zampa
Testi di: Alvino Aslan Borelli Binga Boero
Carlino De Angelis Del Bello delli Santi Di Stasi Di Giacomo
G. Dolina Fianco Forum Frattaroli Giannotta Lacatena Lucrezi
Lunetta Martin Martinelli Martini Mazzoni Mecozzi Minarelli
Muzzioli Nacci Paciucci Pagliarani Palladini Passannanti Petrollo
Pignotti Pinardi Pizzuto Angelo Pizzuto Antonio Poce Portelli
Quattrucci Raveggi Rodriguez Ruzzier Sambati Sanguineti Toti
Tricomi Turchetto
*
Parliamo non di Poesia, ma della poesia, oggi e qui.
Bene. Fino ad alcuni anni fa si dibatteva, con precisione
intelligente o con confusa generosità, di avanguardia,
di ricerca anticonvenzionale, di alea linguistica, di autoscienza
critica. Si contrapponeva tutto questo a una pratica neo-arcadica,
intimistica, patetico-viscerale, neoromantica, in una parola
al lirismo, male endemico della nostra tradizione poetica.
Poi iniziò il culto della Madonna Pellegrina, altrimenti
detta Alda Merini, che in breve annoverò schiere pressoché
infinite di devoti fanatici. La povera Alda, che a piccole
dosi può anche essere una simpatica signora che magari
con eccessiva facilità dà sul pittoresco, si
trovò gravata della tremenda responsabilità
di incarnare l’Icona della Poesia Lirica Immortale:
e va pur detto che, bene o male, resse al durissimo onere.
Molti critici accreditati la sostennero, l’editoria
commerciale imprese a commercializzare (appunto) la sua opera,
falangi di lettori vi si commossero sopra. La detestata avanguardia
era finalmente sgominata e distrutta: il merinismo, che è
tutt’altro che una novella forma di marinismo, aveva
aperto più di qualsiasi altra esperienza di poesia
“eterna”, pianure sconfinate alle pulsioni del
cuore e alle malizie dell’eros...[continua]
(Mario Lunetta )
*
Poesia con la maiuscola? No grazie.
Comprendiamo che la marginalizzazione della poesia e dei poeti,
la loro esclusione dal mercato e la riduzione della poesia
a “pratica di vita” e a lusso esornativo (per
l’autore che se la deve pagare...) possa clonare la
poesia, come se fosse l’altro dal capitalismo, l’alternativa
assoluta. Ma non è così: la poesia come rifugio,
rifugio dell’anima, come oasi dello spirito, separata
dai flussi della bruta materia, non è che un’apparenza,
una blanda medicina, un sostituto o supplemento – altrettanto
sacralizzato – della religione. La “Poesia con
l’aureola” (malgrado il buon vecchio Baudelaire)
non ha smesso di obnubilare le menti dei sedicenti Poeti e
di fargli scrivere versi seriosissimi e melensi. Ma non porta
a nulla, se non a un minimo (ma una quota molto bassa) di
“compensazione” del narcisismo personale. Perciò
c’è ancora tanto bisogno di una poesia anti-lirica!
(Francesco Muzzioli)
*
È il Mall, il
megacentro polivalente commerciale, il luogo
ovvero (come direbbe Marc Augé) il non-luogo simbolo
e topico della trans-modernità. Anche il teatro, o
meglio lo spettacolo scenico assomiglia oggi ad un grande
magazzino, ricolmo di merce teatrica, per lo più vanesia.
L’offerta teatrale quanto più appare pletorica
e retorica, indiscriminata, tanto più smarrisce una
sua reale necessità. Ripenso, allora, a Jerzy Grotowski,
alla sua maniacale applicazione di un metodo, al suo certosino
lavoro di approfondimento antropologico, alla sua ricerca
di ‘sorgenti’ culturali, al suo bisogno di una
urgenza del fare teatrale: “Creare come se fosse l’ultima
volta, come se subito dopo si dovesse morire”. È
per questa ansia di grandezza, di assoluto, di definititività
che, a un certo punto, Grotowski si è ‘ucciso’
come regista, si è negato allo spettacolo. Per vivere
su un piano di sperimentazione di arte-vita più elevato.
La stragrande maggioranza degli ‘spettacolanti’
odierni sopravvive, invece, in uno stato zombistico. Sono
morti e non lo sanno. Forse, bisogna dirglielo.(Marco
Palladini)
*
Viviamo felicemente
l’Era dei Festival. Festival della Musica
(ovviamente), del Cinema (ovviamente), e poi delle Letterature,
del Teatro, della Filosofia, della Scienza. Non disperiamo:
avremo presto il Festival dell’Astrofisica, della Meccanica
Fine, del Nucleare, della Chimica, dell’Intelligence,
dell’Adulterio, del Terrorismo. E se allestissimo anche
un Festival della Politica, anche se a ben vedere la suddetta,
ridotta com’è, non farebbe che replicare se stessa?
I problemi sciorinati al popolo “colto”, un po’
cerretanescamente si direbbe, in pillole, in dosi controllate
onde evitare qualsiasi rischio di effetto choc: questa è
la linea che da noi attraversa oggi il continente Cultura.
Il modulo è quello della platea televisiva, con l’Ospite
d’Onore che magari non dice nulla di significativo ma
la cui presenza fisica è sufficiente a incantare gli
astanti, come un tempo i grandi predicatori o i più
acclamati prìncipi del foro. Tutto questo emana un
certo sentore di populismo, di incanto magico da cui è
escluso ogni elemento politicamente scorretto. La manifestazione
è accuratamente oliata; chi gestisce l’organizzazione
si preoccupa in primis di un problema di acquiescenza da parte
del pubblico ...[continua] (Mario
Lunetta )
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