Testi
e immagini di
Felice
ACCAME Armando ADOLGISO Bruno ALLER AMIRI BARAKA Luca BAIADA
Mariano BÀINO Luigi BALLERINI Gianfranco BARUCHELLO
Maria Adelaide BASILE Charles BERNSTEIN Aldo BERTOLINI Beniamino
BIONDI Luigi BOILLE Franco CAPASSO Katia CAPPELLINI
Carola CATENACCI Franco CAVALLO Gianluca CINELLI Marco CODEBÒ
Geraldina COLOTTI Tiziana COLUSSO Bruno CONTE Luigi CORTESI
Michele COSSYRO Tullio CRALI Gaetano DELLI SANTI Adriano DI
GIACOMO Donato DI STASI Ennio DI VINCENZO Alejandro "el
Negro" DOLINA Lorenzo DURANTE Alessandro ERRICO Valerio
EVANGELISTI Marisa FACCHINETTI Franco FALASCA Giovanni FONTANA
Mimmo FRASSINETI Nevio GAMBULA Anna Maria GIANCARLI Alberto
GIANQUINTO Alfredo GIULIANI Salvatore GIUNTA John HEMINGWAY
Maria IATOSTI Wladimir KRYSINSKI
Maria LENTI Alfonso LEONETTI Francesco LONGO Eugenio LUCREZI
Mario LUNETTA Giorgio LUZZI Liliana MALTA Gianmarco MECOZZI
Patrizia MOLINARI Giancarlo MONTELLI Tiziana MONTI Francesco
MUZZIOLI Gianluca PACIUCCI Marco PALLADINI Luca Maria PATELLA
Lamberto PIGNOTTI Davide PINARDI Antonio Maria PINTO Piergiorgio
PIRRONE Augusto PONZIO Luciano PONZIO Marco-Luciano RAGNO
Marcello RAVESI Daniela REMIDDI Anna ROCCO Piero SANAVIO Andrea
SESSA Gianni TOTI Maria TURCHETTO Jean-Charles VEGLIANTE Emilio
VILLA Andrea VOLO Paola ZAMPA
Commenti
«Complimenti!
davvero molto bello l'Almanacco, in tutti i sensi. Graficamente
è, nella sua eleganza e semplicità, direi splendido,
attrae e invoglia a leggerlo (ma è bello anche averlo
tra le mani come oggetto); i testi credo diano uno spaccato
significativo delle "scritture antagoniste" attive
oggi in Italy e mi paiono, ad una prima lettura, di ottimo
livello.
Complimenti anche ai curatori per le scelte.
E complimenti all'editore per il coraggio» N.G.
«Non
sono svenuto ricevendo l'Almanacco 2006, ma ho avuto la piacevole
sorpresa di poter sfogliare un oggetto editoriale 'bello'...
L'Almanacco ha fatto un indiscutibile salto di qualità
sul piano grafico-visivo e, ad una prima, panoramica occhiata,
mi sembra che anche dal lato testuale le scelte siano state
meglio calibrate nell'offrire una campo variegato di scritture
'antagoniste' e, comunque, non omologate con gli indirizzi
dominanti
penso che sia questa la direzione giusta:
dove tutto degrada nell'indifferenziato, nell'offerta usa-e-getta
da supermarket della trivial-literatur, puntare sulla diversità,
sulla qualità non compromissoria, sulla ostinazione
ad andare controcorrente
è una scelta che comporta
più costi che utili, ma di realismo, di pragmatismo
si muore, si muore idealmente, intellettualmente, culturalmente.»
m.p.
«L'Almanacco Odadrek è molto bello, pungente
e, anche, divertente (richiamo l'etimo!). Congratulazioni»
m.l.
Recensioni
Su Critica marxista,
marzo 2006
"Scritture antagoniste" in mostra
di Massimiliano Borelli
Sono davvero tante e rumorose le voci che si levano dallappena
nato Almanacco 2006 di Odradek, curato
da Mario Lunetta e Francesco Muzzioli: ben settantotto autori
che, uniti nel discorso comune delle "scritture antagoniste"
al sistema imperante, che è economico, ideologico e
culturale, vi partecipano ognuno angolando il proprio tiro
da una differente e personale prospettiva, contribuendo così
a formare un vivace mosaico polidimensionale dellattività
poetica e artistica che, in questi anni di paludi emozionali
e protagonismi estetizzanti, nellarte come nella società
tutta, si ostina a porre (usando i termini di Walter Benjamin)
sotto il segno della "giusta tendenza letteraria",
ovvero quella di ricerca e sperimentazione sui linguaggi,
certa che solo questa possa incarnare e trasmettere una "giusta
tendenza politica", veramente di opposizione e conflitto
col dominio consumistico delle merci.
La molteplicità dei punti di vista è poi questanno
resa esplicita da unimportante novità nella struttura
dellAlmanacco: la divisione in sezioni, o grandi tematiche,
nelle quali i curatori hanno inquadrato i testi, con lintenzione
di abdicare a un "disordinato" ordine alfabetico
degli autori, a favore di una tendenziosa proposta interpretativa
delle opere, utile al loro intendimento ragionato.
Lassalto al senso comune e agli interessi dei poteri
forti si declina così in sei direzioni complessive:
le Politiche dissonanti aprono il volume, e aprono
le porte alla questione civile, pubblica del fare arte oggi,
essendo consapevoli che "questa traversata della storia
(questo ristagno) / è mandare questa lingua in frantumi
/ una sorta di fracasso / a muso duro" (N. Gàmbula).
Viene poi La febbre mondiale, in cui il linguaggio
riflette i battiti impazziti delle vene intasate della società
della "mondializzazione", del "discorso del
potere" la cui "ideologia si esibisce ripetendo
parole-chiave come global world, global village, global
economy, global market" (W. Krysinski), e cerca di
occultare come "queste scelte ssstrumentali / per ambivalenti
abbracci criminali / scivolano sulla morte / fermano la sorte
sullo sssfon / do / dove in sospensione tra i fffumi niente
è percet / tibile" (G. Fontana).
Segue Limmaginario e il quotidiano, dove lartista
è colui che "lascia tutte le porte aperte, spalancate
anzi, non ha nemmeno porte. È una porta negata"
(G. Toti), e sapendo come "tra sonno e sogni si trovi
la realtà che sta dietro la realtà" (Ch.
Bernstein) si adopera con i propri strumenti a reinventare
in modo ambiguo e allegorico il panorama di luoghi e credenze
in cui la società agisce.
Ne Il riso di sasso, il mito in ginocchio lironia
graffia i suoi bersagli, del tutto disincantata, ben avveduta
della situazione attuale per cui "rigira allinverso
il tempo rotondo / il buio illumina, la luce annera"
e "il sole è un lugubre condominio di ombre"
(A.M. Pinto), e il riso travolge allora anche un nuovo mito,
che sembra il più indistruttibile oggi: la pubblicità,
il marketing, strappando appunto le ombre dalla sua luce abbagliante
e suadente (nei Bestseller Poems di L. Pignotti) e
indicando nel "botulino / nel sangue daltri"
la "Libertà in cammino" (M. Bàino).
Il segno polemico fa sua la provocazione, lo scandalo
della distinzione, dei pensieri forti, che non si acquietano
alle misure ben calcolate e strumentali delle polemiche facili
e vuote; nel tempo dei "si beve, si parla, si canta,
si dànno i baci / in
aria", in cui "solo mangiando il verde si realizza
il globo" e "tutto si unisce a pezzetti ben unti"
(F. Leonetti), è dobbligo urlare che "Tutto
è refrigerato e va in malora", e se "Catartica
è la lingua e antipirètica / Feticista e liturgica"
bisogna rammentare che "Questo è il campo da gioco,
ove si gioca / Una gara tarocca, tutta sputi / E carezze,
virtù di tagliagole" e "Linvasione
di campo è necessaria" (M. Lunetta) per una poesia
che si voglia attuale e partecipe alle "cose" concrete
del mondo.
Chiude la galleria della "collezione" (benjaminianamente
intesa come "memoria pratica" del nostro tempo,
segni esposti a futuri utilizzi e interpretazioni) di testi
dellAlmanacco, la sezione Campi di conflitto,
dove tre giovani studiosi affrontano tre tematiche a stretto
contatto con testi ad esse connessi: G. Cinelli su Diversità
e letteratura; F. Longo su La teoria letteraria nella
narrativa contemporanea; K. Cappellini su Parlare in
fabbrica, parlare della fabbrica.
Allinterno di questa dialettica di prospettive, che
ovviamente si richiamano lun laltra, si intrecciano
i modi espressivi scelti dagli autori, che si impongono così
anche nelle loro reciproche differenze dintonazione:
poesia, narrativa, teatro, saggistica, recensione, e infine
pittura e fotografia, mezzi, questi due ultimi, che trovano
uno sbocco più fertile nella nuova veste grafica a
colori. Si va allora, per citare alcuni esempi, dagli equilibri
precari di S. Giunta, allischeletrito e dissacrante
Autoritratto di P. Zampa, al sangue allegorico di P. Molinari,
ai relitti e alle gabbie criminose di M.L. Ragno.
Oltre le differenze, è costante in tutti i testi una
tensione civile, la consapevolezza dellurgenza della
critica e della veglia intellettuale, e dellattenzione
agli esiti tecnicamente artistici, ai loro specifici linguaggi
"contestuali organici" (per dirla con Della Volpe).
È anche assai presente in queste opere la predisposizione
a uscire fuori dai propri confini, a farsi veicolare dalla
voce, dalla dicitura in pubblico verso l"esterno",
in colpi durto diretti alluditore (Fontana, Errico-Ravesi).
La riflessione si insedia infine nelle trame verbali, contro
ogni "naturalezza" dello scrivere, contro la sublimazione
estetizzante dellormai scricchiolante mondo postmoderno,
in un oscillare tra disillusione ("mentre fuori tutto
infogna / caro mi è il sonno e più lessere
un sasso", M. Bàino) e spinta allutopia,
meta imprescindibile di ogni carica innovatrice ("far
volar via il valore si tratta tuttora di spingere allingranaggio
del motore-mondo la leva in avanti", F. Muzzioli).
##########
su
www.mangialibri.com, numero
31, è apparsa questa recensione
(di
David Frati?)
La
parabola artistica di Miles Davis ; uno zelante procuratore
a caccia di Nazario Sauro, latitante per crimini politici
in Francia ; le difficili traversie quotidiane degli angeli
custodi assegnati ai parlamentari italiani ; un lavoratore
interinale di nome Jeff Topo viene assegnato alla manutenzione
dei locali della Fondazione per la Ricerca sul Cancro dove
sono rinchiuse le cavie da laboratorio ; la letteratura e
la sfida della globalizzazione culturale ; regolamento, tattica
e strategia del gioco del nascondino ; un antico palazzo incantato
nella giungla assediato da ventimila tigri feroci...
Terzo appuntamento con lAlmanacco Odradek, che a scadenza
più o meno regolare tasta il polso alla cultura, alla
letteratura, alla poesia e allarte riconducibile in
qualche modo allarea cosiddetta antagonista,
o comunque non omologata al sistema commerciale-editoriale.
Divisi in sei macrocategorie (Politiche dissonanti, La febbre
mondiale, Limmaginario e il quotidiano, Il riso di sasso,
il mito in ginocchio, Il segno polemico, Campi di conflitto)
si susseguono racconti, dipinti, fotografie, poesie, articoli
prevalentemente inediti (ma non mancano gustose operazioni
di salvataggio dalloblio, come per esempio nel caso
dei frammenti surreali di Franco Cavallo, dei saggi musicali
di Amiri Baraka, delle poesie di Charles Bernstein e della
cartolina di Tullio Crali, con tanto di francobollo dipinto
e debitamente vidimato dalle tanto solerti quanto distratte
Poste Italiane). Il pluralismo smette insomma di essere materia
per manifesti programmatici e ingrediente di appassionate
utopie e si fa prassi editoriale concreta, si fa parole, si
fa immagini, si fa idee in un volume di grande formato, realizzato
con estrema cura editoriale e con ottimo gusto estetico. Un
fascicolone tutto da leggere che alterna senza
soluzione di continuità testi divertenti a versi criptici,
impegno politico e fantasticherie. "Una volta cera
lavanguardia", si legge nella prefazione. "La
sua stagione è conclusa ed è ormai materiale
per periti settori. Ma qualcuno dovrà pure tener conto
delle voci che non si adattano, e dare ragione delle nuove
strade tentate, di una serie plurale di antagonismi estetici,
della ricerca sperimentale e delle forme che la poesia produce,
dei nuovi suoni, delle lingue provate, iterate e compitate,
della protesta, della prospettiva interculturale, e di quel
comico-parodico che prepotente preme proprio quando la storia
presenta il conto".
|