Questo
libro nasce dallosservazione di un paradosso. Uno degli
effetti del 68 sulla storiografia è stato senzaltro
quello di contribuire a mettere in discussione una storia
fatta di gruppi dirigenti, élites, grandi uomini; eppure,
il 68 stesso ha generato una storiografia e una memorialistica
che in larga misura mettono al centro proprio il protagonismo
dei leader e dei gruppi dirigenti. Per questo, al termine
di un corso di storia orale cominciato presso la Libera Università
di Roma e proseguito poi con il Circolo Gianni Bosio, si cominciarono
a cercare le storie di quelli che stavano seduti in fondo
nelle assemblee e sfilavano nelle ultime file dei cortei,
e senza i quali il 68 non ci sarebbe stato. La storia
orale come la conosciamo oggi è essa stessa il prodotto
di unottica e di una sensibilità che risalgono
a quegli anni. La storia orale, attraverso lintervista
dialogica, cerca di aprire spazi pubblici di parola e di ascolto
a persone che difficilmente parlano in pubblico proprio
perché non si considerano figure pubbliche, e perché
le loro storie non gli sembrano abbastanza "straordinarie"
e "uniche" da dover essere raccontate ad altri.
Segnaliamo
l'intervista di Marco Guarella
- Sessantotto: storie di rivoluzionari normali - a
Sandro Portelli, in occasione
dell'uscita di Un anno durato decenni, apparsa
su l'Unità di martedì 16 maggio, p. 24.
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