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Dino Frisullo
SE QUESTA
E' EUROPA
Viaggio nell'inferno carcerario turco
pp.120 € 9,00
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Le prigioni turche
- il piccolo carcere nel grande carcere - sono ormai se non
un luogo dello spirito, certo un luogo della nostra coscienza,
in cui si sono accumulati orrore e sdegno, ma anche solidarietà
e partecipazione per la dignità di chi ci resiste. |
Dino Frisullo è salito alla ribalta
della cronaca per essere stato, nel 1998, il primo e unico prigioniero
politico europeo nelle carceri turche, incarcerato per le sue
attività in favore della causa kurda e poi liberato in
seguito a una campagna di risonanza mondiale.
Il diario dal carcere, scritto durante la sua detenzione e fortunosamente
sottratto alla censura, disegna un quadro vivido e inedito della
Turchia e del Kurdistan attraverso i racconti dei compagni di
cella, ma soprattutto attraverso la semplice cronaca giornaliera.
Per fugare il sospetto che il "letterario" alteri
- mitigando o esagerando - l'ormai ordinario orrore di uno dei
più perfetti universi concentrazionari del nostro tempo,
il libro produce i documenti del'Associazione turca per i diritti
umani e memorie di altri prigionieri, gettando luce radente
su una realtà bruciante, di estrema attualità
dopo il "caso Ocalan", ma soprattutto imbarazzante
per l'Europa che questo paese-carcere vorrebbe associare.
Il testamento di Dino Frisullo
Se morissi adesso o fra due giorni o un anno, ecco il mio testamento, il testamento di un comunista avido di conoscenza e d'amore, vissuto e morto povero e curioso.
Lascio tutto il mio disprezzo a chi mi ha usato.
Lascio tutto il mio odio a chi mi ha dato un mondo senza gioia, da attraversare a denti e pugni stretti.
Lascio la nostalgia per le moschee di Gerusalemme e gli ulivi di Puglia ed ogni roccia, pianta, finestra, stella, che i miei occhi hanno accarezzato nel cammino
Lascio fiumi di dolcezza alle donne che ho amato.
Lascio fiumi di parole dette e scritte spesso con rabbia, raramente con saggezza, in malafede mai, un mare di parole che già evapora al vento rovente del tempo.
Lascio a chi vorrà raccoglierlo, il testimone del mio entusiasmo, nella folle staffetta mozzafiato -volgendomi indietro dopo vent'anni non so più se ho corso da solo.
Lascio il mio sorriso a chi sa ancora sorridere
E le mie lacrime a chi sa piangere ancora.
Non è poco.
In cambio, voglio essere sepolto senza cippi e lapidi fra le radici di una albero grande in piena nuda terra rossa e grassa perchè il mondo con me respiri ancora e si nutra con me di ogni mia fibra.
Con me (non vi sembri retorica) solo una bandiera rossa
E la nave del Ritorno intagliata con le unghie nella pietra di un prigioniero assetato di vita nel deserto del Neghev.
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Dino Frisullo (Foggia, 1952 - Roma, 2003), giornalista,
collaboratore delle principali testate della sinistra e di varie
riviste cattoliche, segretario di "Senzaconfine",
è stato animatore di importanti reti di solidarietà
internazionale. |
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