dalla
quarta di copertina
Quando
un evento storico ci coinvolge, violento ed improvviso, con
tutta l’oscurità dei suoi legami con ciò
che lo precede e con quel che porta con sé nel futuro,
è irritante doversi chiedere soltanto: «C’era
un senso? Qual è stato il senso dell’accaduto?».
Dare spazio a questo tema e offrirlo alla discussione, chiedersi
sul ‘senso’ della storia, è una domanda
che coinvolge sempre il presupposto di un disegno, molteplice
ma pur sempre complessivo, unitario, attribuito per intero
agli uomini o che si ritiene debba avere origine superiore
e comportare l’idea di un sotterraneo percorso teleologico,
se non, di più, la presenza di una qualche provvidenza.
È sufficiente un ricorso al passato, ad una metodologia
della descrizione e dell’interpretazione, piuttosto
che tentare quella della spiegazione quale effetto di predizioni
e prove?
Un senso della storia non implica insomma, sempre, uno sguardo
volto al futuro? Uno sguardo che non può essere eluso,
ma non con il ricorso alla speranza, all’utopia e al
dover essere? È allora lecita e fattibile la domanda:
si può prevedere? Guardare, non solo indietro, per
fermarsi sul ciglio del presente imperscrutabile, ma anche
avanti, con strumenti ‘validi’ atti a prevenire,
ad impedire, a perseguire?
La storia non ha senso? Ogni volta resta la vaghezza esplicativa
e l’insoddisfazione interpretativa. Ogni volta un segno
del pessimismo. Una soluzione, in realtà, viene pure
offerta, ma essa ha solo e irrimediabilmente il segno della
teologia e diventa anche una sfida portata al pensiero laico.
Se si dovesse rinunciare alla domanda e non tentare la soluzione
della spiegazione suffragabile e dell’ipotesi controllabile,
non resterebbe che continuare a navigare a vista: si può
farlo; ma meglio una storia di progetti senza utopie e la
testardaggine del tentativo delle grandi ipotesi e delle traduzioni
in teoria. Anche la meteorologia ha cominciato a muovere i
primi passi, che sembrano promettenti...
Alberto
Gianquinto (Pirano, 1927) docente di Logica e Metodologia
delle scienze alle Università 1 e 2 di Roma, approfondisce
studi di economia a Berlino, Otto Suhr Institut. Fra le sue
pubblicazioni in campo scientifico, oltre quelle di teoria
politica: La filosofia analitica (1961 Feltrinelli);
Metalogica e calcolo (1966 La Goliardica); Critica
dell'epistemologia. Per una concezione materialistica della
scienza (1971-1980 Marsilio); Il realismo e l' 'oggetto'
scientifico (con G. I. Giannoli, 1982 La Goliardica);
Storia e scienza (1985 Marzorati); nel 1992, ancora
con G. I. Giannoli, Introduzione alle metodologie della
scienza (1992 Bagatto libri). Molta la sua attività
in campo artistico-letterario (www.albertogianquinto.it).
* * *
INDICE
Prefazione
1. STORIA, SCIENZA E CREATIVITÀ
2. EGEMONIA E VIOLENZA IN GRAMSCI E BENJAMIN
Un confronto Fenomenologia: il mito e la storia
Quale diritto?
I tre piani: mito, storia, divino e utopia Alternativa della
non-violenza
Bisogno di diritto e dubbio Oltre Gramsci e Benjamin, uno
sguardo di riflessione
Verso un approfondimento Questioni teologiche
e trasposizioni laiche
Sulla psicologia dell’attesa Sulla colpa e sulla condanna
3. IL SENSO DELLA STORIA
3.1. alcune considerazioni sulla storia del
“senso della storia”
L’eredità del passato. Visioni cosmo-teologiche
della storia La storia dell’uomo e della società
La riflessione sulla storia, fra storicismo e storiografia
Bilancio di quell’eredità
3.2. intorno alla riflessione popperiana sulla storia
3.3. alcune questioni, più generali, attorno alla crisi
attuale del pensiero sulla storia
4. VIOLENZA E SENSO DELLA STORIA
5. MITO, UTOPIA E STORIA
6. SENSO DELLA STORIA E PROBLEMA DELLA MORTE
7. LIBERTÀ E SENSO DELLA STORIA
8. METODOLOGIA DELLA STORIOGRAFIA IN MAX WEBER
Commiato
Indice dei nomi
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