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Marco Clementi
IL DIRITTO
AL DISSENSO
Il progetto costituzionale di Andreij Sacharov
pp.IV-162 €
12,00
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Figura contraddittoria solo a una lettura superficiale di quel
libro aperto che fu la sua vita, uomo di assoluto rigore morale,
divenuto suo malgrado icona del dissenso interno al regime sovietico,
il premio Nobel per la pace Andrej Sacharov non si allontanò
mai dagli ideali di pace e progresso che, pur in forme differenti,
lo avevano guidato anche durante il periodo in cui lavorò
alla realizzazione della bomba termonucleare sovietica.
Convinto, infatti, che solo un equilibrio militare avrebbe permesso
di evitare lo scontro tra mondo comunista e capitalista, non
sconfessò mai quel suo impegno profuso allinterno
della logica della guerra fredda, neanche quando, seguendo lintima
logica delle sue convinzioni, si pose decisamente dalla parte
di chi, allinterno dellUnione sovietica, lottava
per il riconoscimento dei diritti civili, regolarmente ignorati
dallautorità.
Partendo da alcune riflessioni sul bipolarismo che dalla
fine degli anni Sessanta si studiò di superare teorizzando
una progressiva convergenza tra i due sistemi
ben presto Sacharov approdò dalla parte di chi, in primo
luogo, difendeva la dignità contro larbitrio. In
una società ideologicamente ferita e socialmente violentata,
allora, si impegnò per affermare in primo luogo proprio
il diritto al dissenso, il diritto inalienabile delluomo
di disconoscere un potere, unautorità, nel momento
in cui questo stesso, questa stessa, vìolino le più
elementari norme della convivenza civile. Perché anche
un parlamento può, in assoluta legalità,
sanzionare un abuso. Perché anche un codice può
violare i diritti civili. Per Sacharov, quindi, il confine di
uno Stato non delimita il diritto, che è meta-statale
verrebbe da dire universale se questa parola,
e non per colpa di chi dissente, oggi ha perso molto del suo
significato originario.
Amava la sua terra e i suoi abitanti, la Russia e i russi. Ma
amava anche la sua patria, lUnione sovietica, per la quale
vedeva e desiderava, negli anni della perestrojka, un futuro.
Tutti sappiamo comè andata. Sacharov, invece morì
nel 1989, il 14 dicembre, e non vide la fine. Prima di andarsene,
però, portò a termine lultima sua opera,
la scrittura di una Costituzione in cui tentò di tracciare
le regole per la convivenza impossibile di decine
di nazionalità allinterno di uno Stato non più
totalitario, ma democratico; come se bastasse unidea,
per quanto nobile, a tenere assieme gli uomini. Come se bastassero
poche parole, la Costituzione dellunione delle repubbliche
sovietiche di Europa e Asia, a trasformare i governanti in cittadini. |
Marco Clementi (Roma, 1965),
scrittore, studioso di Storia dellEuropa orientale e dottore
di ricerca. Per Odradek ha già
pubblicato: La pazzìa
di Aldo Moro, Roma, 2001. |
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