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Nevio
Gàmbula
QUI SI VENDE
STORIA
una
farsa proletaria, o un aborto di teatro epico
con un saggio di
Francesco
Muzzioli
per
una parodia rossa
nell’epoca del ridicolo
978-88-96487-11-2
pp.
92 € 12,00
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Dalla
quarta di copertina
Questo
libro è un doppio esercizio critico, condotto sul piano
della scrittura drammaturgica e di quello della teoria letteraria,
e che ha come bersaglio principale il New Italian Epic e alcune
delle “mode” letterarie più invasive del
momento. Gli autori, ognuno secondo la propria modalità
espressivo-discorsiva, contestano che la letteratura sia concepibile
soltanto all’interno delle maglie stritolanti del mercato
editoriale, così come si pongono in conflittualità
frontale con le forme più evidenti di intrattenimento,
dal noir, al fantasy, al recupero della fiction impegnata
o storica. Il libro si costituisce quindi come critica radicale
del senso comune e, al contempo, come sperimentazione linguistica
che si affida alla forza dirompente della parodia. Quel che
conta, per gli autori, è la pratica “grottesca”
della parola, il gesto profanatorio che istituisce il linguaggio
come “rivolta disalienante”.
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Nevio
Gàmbula (Nurallao, 1961) è attore,
poeta, insegnante di recitazione e autore di saggi
sul teatro e di critica culturale. Ha pubblicato
testi poetici in diverse antologie, la raccolta di testi drammaturgici
"La discordia teatrale" (Pendragon, 2003) e il volume
"L'attore senza ruolo" (Zona, 2010), dove analizza
teoricamente e tecnicamente la voce recitante e alcune esperienze
fondamentali di teatro contemporaneo. Realizza spettacoli
in veste di autore e attore. Una raccolta di testi e di versioni
audio di sue opere sta in www.neviogambula.it.
Francesco Muzzioli (Roma, 1949) insegna Critica
letteraria presso l’Università “Sapienza”
di Roma. Si è occupato principalmente degli autori
del Novecento e delle linee di ricerca dell’avanguardia
e dello sperimentalismo; nell’ambito della teoria letteraria
si è interessato al dibattito delle tendenze e dei
metodi. Tra i suoi volumi più recenti c’è
il pamphlet sulla crisi della critica letteraria intitolato
Quelli a cui non piace (Meltemi, 2008); sta per uscire dall’editore
Guida Letteratura come produzione.
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Presentazione
Caro
lettore,
permettimi di cominciare con una piccola avvertenza. Me
ne stavo nel mio cantuccio scrivendo invettive contro il
saggio New Italian Epic di Wu Ming 1 (Einaudi 2009), una
sorta di manifesto sulla narrativa italiana. Strano, dirai;
che c’entri tu, che sei un attore di teatro, con la
letteratura? È presto detto: «il teatro langue
quando la parola con cui si incontra non è ricca
di quella vasta risonanza e di quella insidiosa ambiguità
che la migliore letteratura porta con sé».
Del resto, come penso saprai, ogni arte si esprime al meglio
delle sue possibilità nella relazione con le altre.
Il saggio in questione, tra l’altro, muove dall’istanza
di rompere con il ripiegamento dell’arte su se stessa,
istanza che ha contrassegnato, direi da sempre, anche il
mio lavoro.
A partire da queste premesse, sono quindi passato alla verifica
del saggio, confrontandomi con esso. E qui le cose, fin
da subito, hanno preso un segno negativo, sembrandomi il
saggio stesso fragile, senza memoria, irritante; in una
parola, dilettantesco. Volevo esprimere questo fastidio.
Come spesso accade, però, il proprio desiderio sbatte
contro i propri limiti: la rabbia mi consumava e non riuscivo
a fare uscire le parole dall’armatura della polemica,
ammucchiando frasi incapaci di cogliere nel segno.
Finché mi sono accorto che l’unica reazione
possibile era l’irrisione. Mi sono allora posto un
quesito: come fare diventare questa irrisione produttiva
di senso? Per farla breve, tutta questa frenesia mi ha portato
nei pressi di Cuk-Utitz, personaggio del (non)romanzo Il
padrone assoluto del militante-poeta Gianni Toti (Feltrinelli
1977). La maschera burlesca e dissacratoria di Cuk-Utitz
diventava, col procedere della scrittura, la condizione
ideale per affrontare, con un gesto insieme ilare e violento,
il saggio in oggetto. Di fronte alla seriosità del
NIE, insomma, m’è venuto spontaneo incoronare
a eroe Cuk, facendogli indossare i panni di un imbonitore
che invita a entrare nel baraccone di una letteratura gratuita
(in senso artaudiano), che fonda la sua esistenza su una
dinamicità tutta interna al linguaggio, al di là
di ogni subordinazione ai referenti. Con ciò volendo
anche esprimere la mia totale contrarietà al malinteso
della parola «curativa», ribadito più
volte nel saggio di WM, che corre il rischio di trascinare
il lettore in una débacle percettiva senza ricavare
altro piacere che la consolazione.
Ebbene, attorno al personaggio di Cuk-Utitz sono nate altre
situazioni, tutte alle soglie della teatralità. L’irrisione
ha preso allora le sembianze di un vero e proprio dramma,
declinato nell’incrocio di stili diversi, dal grottesco
all’autobiografico al poetico, e leggibile anche al
di là della polemica col NIE. Il riferimento, in
termini di linguaggio scenico, è la destrutturazione
del dramma epico operata da Heiner Müller, da cui è
pure ripresa l’idea di un teatro che si rifiuta al
teatro: l’idea, cioè, di un’opera irrappresentabile,
che ha come unico palcoscenico il cervello.
Confesso a questo punto, sigillando questa avvertenza, che
il testo qui presentato, pur non nascondendo la propria
natura di esperimento di scrittura drammaturgica e di pensiero
critico, è in realtà solo e soltanto un divertimento.
Lo si potrebbe definire un capriccio epico. Perdona, se
puoi, le sue cadute di stile e i suoi cliché. In
fondo, sono solo un attore ...
Nevio Gàmbula
È stata aperta una discussione su Anobii, qui.
La Newsletter Odradek n. XV ritorna sul tema della storia, vedi.
Su http://www.quisivendestoria.blogspot.com/ viene riportato il calendario delle iniziative.
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Odradek
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