Oltre
che azioni di disturbo o di provocazione, le disordinazioni
sono soprattutto giochi "concettuali", fruibili
come tali e comprendenti attività diverse, come la
diffusione in città di messaggi e adesivi "subliminali",
l'alterazione delle pubblicità murali, l'installazione
di false segnaletiche ironiche e ambigue, l'attuazione di
comportamenti estranianti, la partecipazione a giochi di
ruolo paradossali, la messa a punto di burle contro i media
e il comune buon senso, avendo come scopo la loro demistificazione.
Tecniche di confusione, mezzi a basso costo, sperimentazioni
linguistiche e psicologiche, improvvisazione, gioco: questi
sono alcuni dei principali ingredienti della semplice arte
della disordinazione, un'arte essenziale e alla portata
di tutti.
Oltre le esperienze e le teorie del "situazionismo",
le disordinazioni sembrano riprendere forme di agitazione
culturale più semplici e dirette, come quelle sorte
già negli Stati Uniti, i "Pranks" ad esempio:
le prese in giro orchestrate ai danni dei media, o come
tutte quelle produzioni "alternative" che si prendono
gioco della "cultura seria", unendo disinformazione
e intrattenimento ("Disinfoitament").
Poiché
si tratta di operazioni e di produzioni FAI-DA-TE, a basso
costo, è chiaro che questi interventi hanno un carattere
marginale, non solo per il loro aspetto materiale e per
il fatto che si sviluppano e resistono alla periferia delle
principali vie di comunicazione, ma anche per i loro contenuti
e i loro effetti, che sono "antilogici" e paradossali,
e sembrano trovare posto soltanto ai margini della coscienza.
In questo senso le disordinazioni possono essere considerate
un diffuso e non localizzabile movimento di azione e di
critica subliminale.