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Heinz von Foerster - Ernst von Glasersfeld
COME CI SI INVENTA
Storie, buone ragioni ed entusiasmi dell'eresia costruttivista

pp.XX-195 € 15,49

ristampa 2014

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Un dialogo serrato tra i due grandi vecchi del costruttivismo – un dialogo autentico, non un esercizio letterario –, due autobiografie incrociate, restituiscono la straordinaria storia del costruttivismo radicale che trova in Italia importanti, riconosciute e decisive fonti, da Giambattista Vico a Silvio Ceccato e alla Scuola Operativa Italiana. Gli Autori, protagonisti della ricerca di frontiera e della filosofia della scienza contemporanea, intenti a gettare ponti, ad annodare fili culturali, metodologici e scientifici, ricostruiscono le vicende più significative dei rispettivi percorsi, fatti di spostamenti geografici e migrazioni intellettuali, trovando nella critica radicale del realismo filosofico il vero tratto d’unione di una ricerca interdisciplinare molto ricca e complessa. Una mirabolante galleria di personaggi restituiti con immediatezza e con ricchezza di aneddoti, da Ross Ashby, a Mc Culloch, da Norbert Wiener a Gregory Bateson, da Konrad Lorenz a Erwin Schroedinger, affolla il racconto per una straordinaria e avvincente lettura.

Heinz von Foerster, Wien 1911 [Pescadero 2002], studioso e realizzatore di sistemi cibernetici, direttore del Biological computer lab (Università dell’Illinois), nella sua ricerca ha integrato le più varie discipline dalla biologia, alla teoria dei sistemi, alla neuropsicologia. I suoi lavori più importanti sono stati tradotti nella raccolta: Sistemi che osservano, a cura di M. Ceruti e U. Telfner, Roma, Astrolabio, 1987.

Ernst von Glasersfeld
, München 1917 [Leverett 2010], epistemologo, ricercatore di psicologia nell’Università della Georgia, si è dedicato soprattutto all’analisi concettuale, partecipando a numerosi progetti sperimentali riguardanti in particolare la traduzione meccanica, la comunicazione uomo-animale e la didattica della matematica. Tra i suoi lavori tradotti in italiano: Linguaggio e comunicazione nel costruttivismo radicale, Milano, Clup, 1989; Il costruttivismo radicale, Roma, Società stampa Sportiva, 1998

INDICE

Introduzione di Lorenzo Dorelli
Prefazione degli Autori

 

Uno
I significati vanno definiti dal lettore
Ernst vende la casa paterna
Il Tractatus sotto le bombe / Heinz trova una moto
Ernst scopre una tenda, l’Arcadia e Ceccato
Heinz costruisce l’elettricità viennese e una doppia vita
Ernst scrive articoli e accompagna i soldati al Grossvenediger
Heinz intervista attori e ministri
... e scopre imbrogli politici
Hedy Lamarr al Lumpenstübl/Ernst perde le illusioni politiche
Mai scopre Mr. Bullitt e Heinz un litro di wolframio

Due
Ernst diventa giornalista e allievo di Ceccato
Ernst e Heinz scoprono Bridgman e le operazioni mentali
Bridgman saltella / Ceccato turba Hugo Dingler
Teoria dell’attenzione
Il professor Lilly e i delfini cinguettanti
Come scomporre concetti?
Ernst trova la sua seconda professione al
Centro di Cibernetica di Milano...
... e compromette il rapporto con Thomas Kuhn

Tre
Furono casi?/Lingue in soffitta
Memoria e dati storici
Prima teoria della memoria
Heinz trasmette alla Rot-Weiß-Rot/La teoria viene pubblicata
La memoria in Vico/Schrödinger a Dublino
Premio Nobel a Oslo Fisici a Amherst
La legge sul celibato k.u.k.: vietato per le insegnanti
Il salotto di Marie Lang/La famosa lettera di Wittgenstein
Organi, auto e il fegato di Ernst come macchine non banali
Heinz conquista l’America con un inglese stentato
Allo Space Center dell’Alabama Ernst deve parlare tedesco

Quattro
Da Ceccato e da Piaget
Royaumont o l’arte di ignorare il discorso altrui
Numeri come modelli percettivi/Heinz e la macchina “Numarete”
La costruzione di unità
I gatti di Thompson e i piccoli sciatori di St. Anton
Johannes Müller e Piaget: il sapere e l’immagine del mondo
Eretici bizantini. Dio ha creato la realtà, noi creiamo le realtà dell’esperienza
Vico, Berkeley e il concetto di black box
Cosa vedono i ciechi (Già Kant lo sapeva)
Il Wiener Kreis insegna a Heinz cosa sono i numeri
Caramuel racconta un sogno/La scuola media nell’Illinois

Cinque
McCulloch spedisce Heinz a Urbana
La storia del predecessore: il dramma della flotta russa
L’invenzione del film sonoro/Onde corte e vacche
Grazie a una gara di sci Ernst salva il suo passaporto ...
... atterra in Irlanda e diventa contadino
Il permesso di lavoro ricorda ad Heinz le feste viennesi
Mister Bullitt insegna all’esercito russo a giocare a polo
Storie dalla neutrale Irlanda
Timbri misteriosi e poliziotti
I sei anni di Heinz al laboratorio delle onde corte

Sei
Madame Curie come insegnante
Heinz fonda il Biological Computer Lab
La cibernetica è veramente interdisciplinare
Senza rappresentazione non ci sono né numeri né geometria
Ernst ha sempre un problema con la memoria operativa
A Namur Heinz spiega la “riconnessione” di reti e i “neuroni-coda”
Un programma che riconosce i triangoli ma che non ha successo
Dalle “tessere cognitive” all’assimilazione delle schede perforate

Sette
Oggi la pubertà è diversa / Radici del conservatorismo
“Oggetti”e “fatti” / “Coscienza” in francese
Crescendo bilingue il costruttivismo è ovvio
Sciocchezze con “representation”/
In tedesco non ci sono mind né problem of other minds
Gli scimpanzé parlano o no?
Linguaggio dei segni/Uno scimpanzé trova le forbici:
quindi ha dei concetti?

Otto
Cosa viene prima: linguaggio o coscienza?
Si comincia presto con i simboli privati
L’idea dei “segnaposto” / Denotazione e connotazione
Margaret Mead e gli indigeni
Tutti si possono immaginare un coccodrillo: questo è significato
Coscienza – e cosa si deve fare incoscientemente
... e cosa se ne dice nei libri
Uno scoiattolo sotterra una noce
Principi esplicativi: Heinz e Bateson
L’illusione della prospettiva divina
Connotazione e campo dell’esperienza
Interpretazione dell’ascoltatore e cibernetica della cibernetica

Nove
Norbert Wiener telefona un libro
Come ci siamo conosciuti: Heinz e Ross Hashby
... Heinz e Humberto Maturana
... Heinz e Gordon Pask
Konrad Lorenz e il suo pollame
Una ballerina al Biological Computer Lab
Come Heinz e Ernst si sono conosciuti

Postfazione di Felice Accame

Indice dei nomi

 

Ricordo di Ernst von Glasersfeld

Nel giugno del 1964, presso l’editore Lerici di Milano, pubblicai il mio primo libro, “la potenza di mneme”, dove le virgolette fanno parte integrante del titolo. L’avevo terminato il 2 ottobre del 1962 e un anno e mezzo dopo – ecco il significato delle virgolette – ne prendevo esplicitamente una certa distanza. In alcune Note occasionali premesse al volume dico comunque maluccio cose che continuo a ritenere valide e cose che, come minimo, avrei dovuto dire un po’ meglio. Fra queste, c’è il paragrafo conclusivo dedicato al problema del “significato”. Dicevo: “Il romanzo è stato scritto, di conseguenza è ‘cosa osservata’. Ciò che è stato il significato sono le reazioni del lettore, il processo d’uso (ci sia lecito, finalmente, auspicare all’eliminazione da i nostri esterni – metaforicamente –, – e dove sono gli interni ? – linguistico-operativi di proposizioni prive di senso – non di significato – enucleabili sotto l’egida delle metafisiche storiche): e implica una coscienza di ‘consumazione immediata’ (e qui si apre un discorso di estetica che, ovviamente, ha per oggetto le metodologie della critica).”. Chi abbia bazzicato la filosofia del Novecento vi riscontrerà facilmente le matrici degli ingredienti del calderone: analisi all’oxoniense, neopositivismo logico, Wittgenstein e, piuttosto sorprendentemente, una dose di Ceccato.
Nello stesso mese, distribuito in contemporanea, l’editore Lerici pubblicò anche Gli effimeri di Sandra Von Glasersfeld. In quel momento avevamo entrambi diciannove anni e, dunque, accomunati dalle circostanze, va da sé che si facesse reciproca conoscenza.
Nel settembre dello stesso anno, nella sede della Lerici, in via Santa Tecla, organizzai un seminario di studi su quella “metodologia della critica” che, evidentemente, turbava i miei sonni. Come di prassi in situazioni analoghe, vi furono relazioni varie e infuocati dibattiti successivi. Alla chiusura Sandra mi presentò la persona che l’aveva accompagnata al convegno e che, rimanendosene in rigoroso silenzio, ne aveva seguito l’andamento. Era suo padre, Ernst. Il quale mi disse subito che, con le idee che avevo espresso, avrei potuto andare d’accordo con un suo amico con cui, pertanto, avrei fatto bene a mettermi in contatto. Questo amico si chiamava Ceccato e io chiesi se di Silvio Ceccato, l’autore di Tempo e spazio in cibernetica, si trattasse. Lui mi disse di sì e mi propose di presentarmi a suo nome, nei giorni successivi, alla vicina Università degli Studi, al Centro di Cibernetica e di Attività Linguistiche.
Ernst von Glasersfeld, dunque, orientò la mia esistenza in modo determinante. Sulle prime – prime che hanno durato almeno una ventina di anni – presi le cose con entusiasmo diciamo “autoreferenziale”, ma, poi, imparai ad essergliene grato.
Il nostro rapporto ebbe andamenti che sarebbero giudicati strani se non si tenesse presente il rapporto di entrambi con Ceccato. Lui che aveva ottenuto un finanziamento per un progetto di traduzione automatica quando Ceccato – il suo “Maestro” – era rimasto con il sedere per terra; io, che, presentato da lui, cominciavo a lavorare con Ceccato. Lui, signorilmente sulle sue, più sul non dire che sul dire in relazione ai suoi rapporti con Ceccato; io, trascinato nel vortice di una rivoluzione. Ci frequentammo un poco – nei limiti in cui le differenze tecniche di ciò di cui ci stavamo occupando ce lo permettevano – e mantenemmo un minimo di rapporto più o meno continuo per via di sua figlia Sandra, presto in pericolo e indirizzata verso un tragico destino. Me lo ritrovai alfiere del “costruttivismo radicale” nel 1985, in occasione di un suo ritorno in Italia e tentai più volte di ricomporre i margini di una compatibilità tra lui e Ceccato – tentativi che, nonostante tutta la sua buona volontà, andarono in fumo grazie a tutta la cattiva volontà dell’altro.
Del suo pensiero mi sono occupato a più riprese. Chi sia interessato a questo tipo di cose può leggere la mia Postfazione a Come ci si inventa (“storie, buone ragioni ed entusiasmi” di Heinz von Foerster e di Ernst medesimo, individuati come “due responsabili dell’eresia costruttivista” – il sottotitolo è mio – pubblicato da Odradek nel 2001) e Ernst von Glasersfeld e la Scuola Operativa Italiana (in “Constructivist Foundations”, 2, 2-3, 2007) – scritto, quest’ultimo, di cui Ernst, in una lettera del 9 aprile del 2007, mi si disse “infinitamente grato” per “aver detto tutto” sulla sua relazione con Ceccato e sulle “sottili differenze” del loro pensiero. In proposito non credo di dover aggiungere altro. Ne avessi il tempo e il modo, mi piacerebbe approfondirne pensiero e vicende, nella mutua loro relazione, per individuare le matrici di alcune sue suscettibilità e di alcune sue reticenze palesi (come quelle relative al Lana Project e al silenzio imposto sull’esperimento da una comunità scientifica straordinariamente ottusa), ma temo che queste mie curiosità non verranno mai soddisfatte. Mi tengo cara l’amicizia e la franca lealtà che hanno caratterizzato il nostro rapporto per tutti questi anni.
È morto il 12 novembre scorso. Sapeva di aver pochi giorni a disposizione e – nei limiti in cui si può essere “preparati” alla morte – era preparato. Ha donato il suo corpo alla scienza – come si dice – e, a quanto mi si racconta, pochi giorni prima si è detto “pronto” per la sua “prima lezione di anatomia”.

Felice Accame, 19 novembre 2010


 

 

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