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Giacomo Scotti
"BONO TALIANO"
Militari italiani in Jugoslavia dal 1941 al 1943: da occupatori a “disertori”
Collana
Blu
ISBN 978-88-96487-18-1
pp. 256 €
20,00
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Oltre quarantamila furono gli italiani che, sopravvissuti ai massacri e non cedendo alle intimazioni di resa da parte dei tedeschi dopo l’8 settembre, si unirono ai partigiani jugoslavi, combattendo in Montenegro e in tutte le altre regioni del paese, dando prova di valore e conquistandosi la fiducia, l’affetto dei compagni d’arme e delle popolazioni locali. Ventimila di essi caddero, riscattando con il sangue – non è retorica il dirlo – le infamie dell’aggressione e della repressione fascista.
Scotti, sulla base di documentazione, frutto di una lunga ricerca svolta negli archivi jugoslavi e italiani, può affermare che già prima dell'8 settembre più di mille italiani disertarono dalle file dell'esercito di occupazione in Jugoslavia e passarono volontariamente nelle file della Resistenza jugoslava unendosi all’armata dei partigiani di Tito, o si “macchiarono” di altre forme di disobbedienza, di “obiezione di coscienza”, di scarsa partecipazione alle operazioni antiguerriglia, di dissociazione dalle truci azioni repressive. Furono essi, in ordine di tempo, i primi partigiani italiani, espressione del legame che si sarebbe sviluppato poi tra le due resistenze e l'altra faccia di quella stessa lotta combattuta con estrema brutalità dai fascisti italiani.
Infine, come momento politico e organizzativo che saprà opporre queste due facce antitetiche in modo da farne scaturire un confronto risolutore, l’opera svolta dai due partiti comunisti: quello jugoslavo già forza “di governo” e salda guida della lotta popolare; e quello italiano, fratello minore che gli crescerà accanto in modo diverso, fra contrasti difficilmente sanabili.
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Giacomo Scotti (Saviano 1928), stabilitosi nel 1947 in Jugoslavia, cominciò a lavorare a Fiume nella redazione del quotidiano «La Voce del Popolo», dove ha svolto per alcuni decenni la sua attività giornalistica. Dal 1982 si muove fra l’Italia e Balcani.
Ha pubblicato numerose opere riguardanti la lotta antifascista e di liberazione jugoslava, tra cui: Quelli della montagna (in collab. con R. Giacuzzo, 1972); Il battaglione degli “straccioni” (1974), Ventimila Caduti (1970); “Rossa una stella” (con L. Giuricin, 1976); I “disertori” (1980); Gli alpini dell’Intra in Jugoslavia (1984); Juris,juris! All’attacco (1984); Le aquile delle montagne nere (con L. Viazzi, 1987); L’inutile vittoria (con L. Viazzi, 1989) e numerosi altri, fino al 2009. Egli è inoltre studioso delle letterature macedone, bosniaco-erzegovese e croata. Per le sue opere ha ricevuto vari premi in Jugoslavia e in Italia, per la diffusione della letteratura italiana all’estero.
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Il primo lettore ci fa pervenire questo commento:
«un libro "enorme"... Per parlare dei partigiani italiani in Jugoslavia, fa la storia dell'intero movimento di liberazione jugoslavo, da prima della nascita all'8 Settembre, passa ai raggi X i rapporti tra il PCI e il PCJ incluse le questioni di confine, aggiunge dettagli sui crimini e i criminali di guerra italiani... Accipicchia, è veramente una miniera.» A. M.
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Su il manifesto del 25 aprile, un'anticipazione del libro e una nota di Tommaso di Francesco. qui
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Corrado Stajano sul Corriere della Sera del 17 luglio 2012: Vendetta fascista: Testa per dente. Le rappresaglie degli italiani in Jugoslavia ricordano le Fosse ardeatine.
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Lanfranco Palazzolo di Radio Radicale intervista Giacomo Scotti su Bono Taliano. qui
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