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Antonella De Palma
CULTURE
AEROSOL
Storie di writerz
pp.112 con
foto a colori € 9,30
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Il writing è una delle "arti della
Cultura Hip-Hop" ma, a differenza del rap e della break
dance, tutto suscita fuorché indifferenza. Pratica marginale
e clandestina per eccellenza, questi moderni graffiti hanno
lo straordinario potere di dare vita alle architetture degradate,
ma anche quello di invadere gli spazi appropriati dalla più
invadente e pervasiva "pubblicità". Il connubio
tra l'architettura fatiscente delle periferie, luoghi dove più
spesso si incontrano, e i campi colorati, quale si coglie dai
treni sul margine delle città, diventa dissonanza sui
treni che viaggiano sempre più carichi di firme e messaggi
provocatorii e indisponenti: un ininterrotto grido colorato
fatto di segni che stanno e segni che vanno.
Coloro che operano questa trasformazione prodigiosa però
restano ignoti, perseguiti legalmente, penalizzati con multe
ma soprattutto fatti oggetto di disinformazione da parte dei
media. Sembra quasi una sfida quella lanciata dai writers, che,
nonostante i rischi, continuano a utilizzare questo mezzo per
esprimere la propria soggettività, la propria vitalità,
la propria Cultura interstiziale e underground.
Basato soprattutto sulle fonti orali, cioè sulle interviste
ad alcuni writers che hanno accettato, con molte cautele e garanzie,
di uscire dall'anonimato, il lavoro che qui viene proposto ha
voluto lasciare la parola a chi il writing lo vive, proponendosi
come "strumento di lavoro" per capire questo fenomeno,
ma soprattutto la complessità delle sue motivazioni.
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Allora, accade che il sindaco di Roma propone
per i writers la gogna, mentre quello di Treviso mette una taglia
di due milioni da offrire a chi denuncia un writer. Tra il Medioevo
della gogna e il Far west della taglia, a Mestre, il Consiglio
di quartiere di Carpenedo-Bissuola, sceglie, in assoluta controtendenza,
di capire il fenomeno e di dialogare con gl'imbrattatori. Di
più, assegna loro dei muri in un parco cittadino e commissiona
una ricerca. Non solo, anziché affidarsi a un criminologo,
a uno psichiatra o a uno psicologo sceglie le metodologie soft
della storia orale e dell'intervista.
C'è di che far ingrossare le coronarie di qualche leghista,
ma c'è anche di che interessare l'universo mediatico
che, finora, non sembra abbia informato come si conviene sul
fenomeno. Il libro si compone di una introduzione storica, di
un glossario che dà conto di termini misteriosi e gergali
(quali tag, masterpieces, flop, crew, ecc.), di una bibliografia,
e soprattutto di interviste a writers che hanno preteso l'anonimato,
ma che così hanno potuto raccontare i segreti della Cultura
Hip-Hop.
Completano il libro quattro pagine a colori che illustrano le
tecniche usate. |
Antonella De Palma (Taranto,
1960), libraia in Venezia, traduttrice dall'inglese, storica
oralista, studiosa delle manifestazioni della cultura popolare
e del folclore, collabora con l'Istituto Ernesto de Martino
per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo
popolare e proletario di cui dirige la sezione veneziana, la
Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino. |
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Odradek
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