Laboratorio
per la Democrazia di Torino
Travolti
dall'Alta Voracità
a
cura di:
Claudio
Cancelli, Giuseppe Sergi,
Massimo Zucchetti
pp.
240 € 16,00
Interventi
di:
Roberto
Burlando, Claudio Cancelli, Gianfranco Chiocchia, Ivan Cicconi,
Andrea Debernardi, Mirco Federici, Luciano Gallino, Luca Mercalli,
Marco Ponti, Nanni Salio, Giuseppe Sergi, Marco Revelli, Claudio
Scavia, Angelo Tartaglia, Alex Zanotelli, Massimo Zucchetti
Un
libroin cui non si motiva lopposizione al progetto Tav
in Val di Susa con argomentazioni ecologiche.
Sono presenti anche queste, naturalmente, ma sono soltanto
un corollario secondario, un di più in
fondo quasi marginale. Qui si ricostruiscono con dovizia di
dettagli sia larchitetttura finanziaria del modello
Tav che la sua assurdità industriale. Economisti, ingegneri,
docenti di impiantistica, chimici e analisti degli appalti
pubblici, fanno a gara nel vivisezionare un progetto che affonda
le sue ragioni unicamente nellinsaziabile sete di guadagno
senza rischio di una serie circoscritta di aziende con
agganci storici nelle alte sfere della politica e dei ministeri.
Fino allincredibile esempio del ministro delle infrastrutture
Pietro Lunardi, che con la mano pubblica firma i contratti
proposti dalla sua mano privata (la Rocksoil e collegate)
e poi, a voce, chiama la forza pubblica per sgomberare i picchetti
che bloccano lavvio dei lavori. Ne viene fuori un disvelamento
pieno del modello Tav come spreco faraonico di
denaro pubblico per i decenni a venire, per opere che mai
potranno avere una proporzionale profittabilità
economica e neanche una vera utilità pubblica.
A cominciare dalla più grande delle menzogne: nel modello
Tav, legalizzato dalla legge obiettivo,
non concorre un solo euro di investimenti privati.
Tutti i vantaggi sono assicurati ai general contractors,
mentre tutti i rischi la copertura dei costi crescenti
e dellindebitamento con le banche è a
carico del debito pubblico. Un modello che ha avuto critici
di altissimo livello quasi immediatamente scomparsi dalla
scena pubblica, come lex ministro Franco Reviglio
(che lo definì un motore da fuoriserie montato
su una utilitaria) e il manager di Stato Mario Schimberni
(che usò una metafora analoga: se uno ha una
cinquecento che non funziona, non può pensare di risolvere
il problema comprandosi una Ferrari). Un modello avviato
dallex ministro craxiano Claudio Signorile, perfezionato
da Paolo Cirino Pomicino, portato a legalità
forzosa da Silvio Berlusconi. Ma che non è mai
stato messo in discussione dal centrosinistra, con la contradditoria
eccezione dellex ministro Claudio Burlando. Ne
viene fuori un quadro in cui lopposizione dei cittadini
della Valsusa non ha nulla del localismo egoistico tipico
della sindrome Nimby (not in my backyard),
ma pone al contrario il problema di come interrompere una
spirale di spesa crescente che peserà sulle future
amministrazioni dello stato, ma soprattutto sulle generazioni
a venire. Unopposizione, perciò, di altissimo
valore civile, che si muove nellinteresse generale del
paese, oltre che in quello della comunità territoriale.
Questa è dunque unopera indispensabile per chiunque
voglia capire quali nuove strade percorra la tangentopoli
del terzo millennio, ma anche la natura profondamente e radicalmente
politica nel senso più alto del termine
di ogni opposizione a questa follia.
Un libro che viene interamente dal mondo scientifico e
della ricerca. Pesante come un macigno. Un libro contundente.
Indice
Premessa
Saluto di Alex Zanotelli
1 Claudio Cancelli, Impatti vari dellalta velocità
2 Marco Revelli, Sviluppo e democrazia, parole non
neutrali
3 Giuseppe Sergi, Uso e abuso della storia
4 Nanni Salio, Disobbedienza civile e resistenza nonviolenta
nella Valle di Susa
5 Luciano Gallino, Domande senza risposta e interesse
nazionale
6 Angelo Tartaglia, Una soluzione in cerca di problema
7 Luca Mercalli, Riflessioni intorno al TAV
8 Mirco Federici, Limpatto ambientale delle Linee
TAV rispetto
agli altri sistemi di trasporto terrestre
9 Andrea Debernardi, Alta velocità/alta capacità:
una relazione complessa
10 Ivan Cicconi, Architettura Contrattuale e Finanziaria
dellAlta Velocità
11 Marco Ponti, Leconomia della Torino-Lione
12 Roberto Burlando, Alta capacità, salute e
corridoi di sviluppo: interrogativi e prospettive
13 Claudio Cancelli, Gianfranco Chiocchia,
Claudio Scavia, Massimo Zucchetti, Problemi ambientali
connessi con lattraversamento della bassa valle di Susa
e della cintura a nord di Torino da parte della nuova linea
ferroviaria ad alta capacità
Postfazione editoriale
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Aggiornamento
Ivan
Cicconi,
uno degli autorevoli collaboratori del libro, fornisce
queste tavole sinottiche che permettono di confrontare i costi/chilometro
in milioni di euro delle varie ferrovie ad Alta Velocità
di vari paesi.
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Recensioni
Angelo
dOrsi
Alta velocità o alta voracità?
La Stampa, martedì 28 marzo 2006, p. 28
CHE cosè un instant book? Un libro
fabbricato in poche settimane, talora in pochi giorni, sfruttando
un caso, un'emergenza di varia natura, l'improvvisa
popolarità di una persona divenuta, per quals¦voglia
circostanza, personaggio. I media sono generatori
di libri istantanei, occasionali, quasi vuoti a perdere che
sfruttano effimere mode, gusti improvvisi e imprevisti, umori
e amori destinati a svanire nell'espace d'un matin.
Eppure, a ben pensarci, un instant book può anche essere
un veicolo di idee, e suscitare discussioni vere, in tempo
quasi reale. In qualche caso, attraverso un piccolo libro
(gli instant book sono, per loro natura, di mole contenuta)
si possono far circolare documenti, analisi, proposte elementi
utili al dibattito pubblico. È il caso di un libretto
in uscita da Odradek di Roma, un editore che cerca di coniugare
la militanza con la conoscenza. Il volume in questione ne
è un eccellente esempio.
Se dico che si tratta di un libro contro l'Alta
Velocità (o ciò che così viene etichettata)
rischio di scoraggiare i lettori che sono o ritengono di essere
favorevoli. E in effetti sarebbe riduttivo definirlo, semplicemente,
un libro contro, anche se il titolo (Travolti
dall'Alta Voracità, a cura di Claudio Cancelli,
Giuseppe Sergi e Massimo Zucchetti) e la copertina con le
fanci spaláncate di uno squalo che ingurgita banconote
insieme con vetture ferroviarie, ci svela l'orientamento dei
suoi autori. Siamo in reatà davanti a un ragguardevole
sforzo di informare, condotto da esperti di varia formazione:
contro il chiacchiericcio mediatico, contro l'opinionismo
dettato da schieramenti politici, contro il talk show, ecco
che fisici, economisti, chimici, climatologi, geologi esperti
di impiantistica, sociologi, politologi, storici ci forniscono
una serie di dati di enorme interesse, per cap¦re in ogni
suo aspetto i problemi inerenti la spinosissima questione
della Val di Susa e del famoso corridoio, che
da Torino dovrebbe condurre a Lione, inserendosi sulla direttrice
europea Ovest-Est.
La battaglia politica e mediatica, ma anche militare - come
non ricordare l'aggressione nella notte tra il 5 e il 6 dicembre
da parte delle forae dell'ordine agli inermi e
dormienti manifestanti nel campo di Venaus? -, ha suscitato
forti passioni, troppo spesso pregiudiziali, da schieramento,
o meglio da opposte tifoserie: il partito dei pro
e quello dei contro. Sono mancati gli elementi
fattuali, quantitativi, i dati numerici, relativi ai costi
economici, ambientali, alle tonnellate vere o presunte di
traffico, ai vantaggi e svantaggi del trasporto merci e persone
su gomma e su rotaia, soprattutto, ai preventivi di spesa
(lievitati ormai di oltre il 300%) dell'opera e ai suoi attesi
ricavi. Bene, ora questo libretto che ha i limiti di una redazione
veloce - come d'altronde si conviene al tema -
rimette i dati al centro dell'attenzione. Certo, alcuni interventi
hanno un tono esacerbato, e assai polemico, ma la forza dei
dati è dirompente, inoppugnabile.
In definitiva tra domande rimaste inevase e dati davanti ai
quali le autorità tacciono, si ricava che non è
in gioco la sindrome Nimby (not in backyard,
non nel mio giardino): altro che levata di scudi localistica,
o atteggiamento antimoderno! Qui vengono posti
in modo chiaro una serie di interrogativi (si veda l'intervento
di Luciano Gallino, il quale si definisce tendenziale
pro Tav e con la pacatezza raziocinante del suo discorrere
individua le domande elementari rimaste inevase). A esse il
futuro governo, quale che sia, e gli amministratori locali,
dovranno dare risposte altrettanto limpide. Perché
finora sulla Tav è mancata innanzitutto la trasparenza.
Se democrazia, come ci ha insegnato Bobbio, è un sistema
fondato sulla visibilità del potere e dei processi
decisionali, sulla Tav il difetto è nel manico: nessun
dato, nessuna informazione precisa, anzi - come il libro dimostra,
ricorrendo alle fonti ufficiali, nazionali ed europee - il
progetto, che riguarda non solo la Val di Susa, ma la Torino-Venezia,
la Milano-Napoli, la Napoli-Reggio Calabria... si è
fondato su disinformazione, silenzi e bugie clamorose.
Un groviglio di sigle create ad hoc, articoli di legge cancellati
o modificati a piacimento di ministri ultrasospettabili di
interessi privati, una generale connivenza, transitata dal
centrodestra al centrosinstra e ritorno, con qualche lodevole
eccezione (per esempio Claudio Burlando ministro dei Trasporti
nel '96, con Prodi, che denunciò gli ingiustificati
aumenti dei costi o il commissario delle Ferrovie dello Stato
Franco Reviglio, o l'amministratore Mario Schimberni, che
cercarono di bloccare un progetto rivelatosi antieconomico).
Tutto sembra dimostrare, leggi e conti alla mano, che la decantata
Tav è una vera e propria bufala, fatta,
per giunta, nell'esclusivo interesse delle potenti lobby dei
costruttori, sospetti a loro volta di inquinamenti mafiosi,
e all'insegna dell'antico motto: privatizzazione dei profitti,
socializzazione delle perdite. Qui i privati, cui vanno tutti
i ricavi, non mettono a rischio un euro mentre il pubblico
si assume gli oneri futuri.
I numeri dimostrano insomma l'insostenibilità finanziaria
del progetto, che, in spregio di qualsiasi igiene amministrativa
e rigore contabile, vede coinvolte decine di ditte in un'operazione
che, stando così le cose, appare tutta al limite e
talora oltre i limiti non solo spesso, della legalità,
ma del buon senso. Ivan Cicconi (autore di un documentato
libro su Le grandi opere del Cavaliere, ed. Koiné),
conclude così la sua analisi dei costi/benefici (da
cui risulta che per sostenere le spese della Tav saremmo costretti
a una manovra finanziaria annua di circa 16 miliardi di euro,
per almeno 30 anni!: L'Alta Velocità, si dice,
è necessaria per collegare l'Italia all'Europa. Si
sappia, comunque, che con questo progetto e con questa architettura
contrattuale e finanziaria, si porterebbe in Europa uno Stato
in bancarotta. Romano Prodi ha detto: Occorre
separare politica e affari. La Tav può essere
un eccellente banco di prova. Da questo libro arriva un invito
a farlo, e a studiare, in modo serio, costi reali e benefici
asseriti di un'opera le cui ombre ormai sono diventate ingombranti,
chiunque avrà il compito di dirigere la cosa pubblica
nel prossimo quinquennio.
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TRA
FAVOREVOLI E CONTRARI BISOGNA AVVIARE UN CONFRONTO TECNICO
Ma adesso è l'ora del Forse-Tav
Piero Bianucci
La Stampa
martedì 28 marzo 2006, p. 28
Il titolo
è uno slogan, eppure Travolti dall'Alta Voracità
può segnare l'avvio di un dialogo non dogmatico sulla
ferrovia progettata in Valsusa. I dati che riporta sono tutti
dalla parte del no. Ma sono numeri e vengono da ricercatori.
Ora si tratta di confrontarli con i numeri che vengono dalla
parte del sì. Il primo passo, tecnico, è arrivare
a dati condivisi. Il secondo, ancora tecnico, sarà
trarne un bilancio costi benefici. Il terzo, tutto politico,
decidere, sulla base della mediazione e del consenso. Certo
per adesso i dati divergono e di molto.
La spesa. Chi dice no alla Tav denuncia preventivi
saliti del 300 per cento. Chi dice sì ricorda che la
stima per il tunnel principale era.di 5,9 miliardi di euro
nel 1998, 6,7 nel 2003 e ora 7,5 tenendo conto di un'inflazione
del 2,4% su 12 anni tempo di realizzazione dell'opera. I NoTav
calcolano la necessità di una manovra finanziaria di
1,6 miliardi di euro l'anno per trent'anni. I progettisti
dicono che il massimo flusso di denaro sarà di un miliardo
l'anno nel periodo 2012-2016, ma per il 37% a carico dei francesi
e per il 20 per cento a carico dell'Unione Europea: il contributo
italiano si aggira sul mezzo miliardo di euro in quel quinquennio
ed è inferiore negli altri anni.
Il business. L'attivo sarà tutto per i privati,
il passivo a carico della collettività, dicono i No
Tav. Tesi prematura, si ribatte, perché non è
ancora deciso il modello di gestione. La Francia inclina per
tutto pubblico, investimenti e ricavi. Tutto dipenderà
dalle scelte che i governi faranno: se incoraggiare e magari
imporre il passaggio dalla strada alla ferrovia (come fanno
Svizzera e Austria) 0 lasciar fare al mercato.
Ambiente. Gli ultimi carotaggi hanno ridimensionato
il rischio amianto e uranio nelle rocce che dovranno essere
perforate. Si deve lavorare sul rapporto costi/benefici tra
rotaia e asfalto. Ogni anno il trasporto su gomma libera in
Valsusa 1900 tonnellate di polveri sottili e quantità
proporzionali di anidride carbonica, ossidi di carbonio e
di azoto, composti organici volatili. I No-Tav sottolineano
l'impatto dei lavori in galleria; i Sì-Tav i vantaggi
ambientali per i successivi 50 anni: la Tav è anche
una questione da regolare tra le generazioni di oggi e quelle
di domani, fu così già nel 1851 quando Cavour
avviò il traforo del Fréjus e la linea per Genova
con le gallerie dei Giovi e di Ronco.
Traffico. Nel 1984 passavano dalla Valsusa 40 milioni
di tonnellate di merci, oggi 100 milioni. Per il futuro, in
una Europa ben integrata, è più logico pensare
a una crescita che a un calo.
Conclusione? Pur tra cifre discordanti, ora si dovrebbe passare
dalla lotta No-Tav/Sì-Tav a un tavolo tecnico di discussione
forse-Tav.
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il manifesto,
30 Marzo 2006
Veloci sono solo i costi
Alta velocità Previsioni di spesa
lievitate senza controllo, con una media del 416%. Sotto accusa
la Infrastrutture spa creata da Berlusconi
STEFANO MILANI
Non c'è solo l'impatto ambientale dell'alta velocità
a preoccupare e a far mobilitare i "no tav" in giro
per l'Italia. Un altro impatto, meno visibile ma ugualmente
devastante, è quello economico-finanziario, di cui
si parla poco e che rischia di mandare al collasso le casse
già scarne dello Stato. Miliardi di lire che in quindici
anni si sono trasformati in miliardi di euro. Previsioni di
spesa lievitate senza alcun controllo. I dati ufficiali parlano
di un incremento medio del 416% rispetto a quanto preventivato
nel 1991, anno di nascita del progetto Tav. Secondo Erasmo
Venosi, coordinatore della Conferenza permanente dei sindaci
del nord-est contro l'alta velocità, il costo attuale
si aggirerebbe intorno ai 90 miliardi di euro. Costi che dovevano
essere coperti grazie al doppio finanziamento di investimenti
pubblici (40%) e privati (60%). Il maggior "privato",
le Ferrovie italiane, però tanto private non sono,
visto che pur essendo quotate in borsa hanno come loro unico
azionista di riferimento il ministero del Tesoro. Perciò
è lo Stato, anche in questo caso, a dover rispondere
economicamente in prima persona. "Il sistema Tav, solo
per le nuove tratte, costerà oltre 50 miliardi di euro.
La sua sostenibilità finanziaria può essere
garantita solo da uno Stato impazzito che voglia imporre,
dal 2010 in avanti, manovre finanziarie di qualche miliardo
di euro l'anno, ogni anno, per almeno 30 anni", è
l'osservazione tutt'altro che rosea di Ivan Cicconi, direttore
di Quasco, un centro studi specializzato nel campo delle costruzioni
e che da anni monitora i costi di realizzazione dell'opera.
La gestione economica da parte dello Stato ha lasciato dunque
molte perplessità. Nel 2002 il governo Berlusconi costituì
la "Infrastrutture Spa" (Ispa) con lo scopo di finanziare
la Tav attraverso l'emissione di obbligazioni statali. Nel
2005 però l'Eurostat, l'ufficio statistico delle comunità
europee, bocciò i bilanci statali 2003-2004 per le
infrastrutture ferroviarie esprimendo "dubbi sulla correttezza
di alcuni dati e sul ruolo dell'Ispa nel finanziamento della
Tav". Il sospetto che in realtà "Infrastrutture
Spa" fosse uno strumento per alleggerire in modo artificioso
il bilancio statale degli investimenti sull'alta velocità,
trovò quindi un riscontro concreto. Ma torniamo ai
dati. La sola tratta Torino-Lione ha già subito un'impennata
del 150%: dai 1.808 milioni di euro preventivati nel 2001
si è passati ai 2.278 milioni nel 2003 fino ai 4.466
milioni nel 2004, stando a quanto scrivono alcuni scienziati
torinesi nel libro- inchiesta Travolti dall'alta voracità.
E il trend, secondo le ultime stime ufficiali, è in
forte ascesa. Aumenti annunciati anche per il valico ferroviario
del Frejus e per l'asse Torino-Trieste, il famoso Corridoio
5. Quest'ultimo passerebbe da una previsione di costo del
2005 di 7.902 milioni di euro ad una di 12.724 milioni nel
2008, più di un terzo superiore. Al sud la tratta Salerno-Reggio
Calabria-Palermo- Catania non ha invece subito rialzi solo
perché è attualmente ferma ed è difficile
prevederne il costo preciso. Per comprendere l'anomalia tutta
italiana basta un ulteriore dato: in Francia l'alta velocità
costa al singolo chilometro 15 milioni di euro, in Italia
trentotto. Anomalia che si aggiunge a quella di un paese che
sogna treni sempre più veloci ma che allo stato attuale
viaggia ancora in terza classe.
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Francesco
PICCIONI intervista Ivan CICCONI
Lavori pubblici, affari neri. L'Antitrust chiede al parlamento
di rivedere le norme su appalti e
concessioni. Intervista a Ivan Cicconi, direttore di Nuova
Quasco, centro studi specializzato nel settore appalti. Tutto
comincia con la privatizzazione dei concessionari, decisa
dal centrosinistra; poi
precipita con la legge-obiettivo di Berlusconi e il diffondersi
del 'modello Tav'
sta su il manifesto, del 4 marzo 2006
Uno dei motivi di orgoglio del governo Berlusconi - la legislazione
sugli appalti pubblici, condensata poi nella legge-obiettivo
- ha ricevuto ieri la bastonata dell'autorità antitrust,
che con una segnalazione inviata ai ministri interessati
e al parlamento, chiede di rivederla in due punti fondamentali.
L'authority parla per difendere la libera concorrenza in un
settore da sempre più che opaco, ma proprio
per questo il suo intervento segnala indirettamente che qualcosa
- di
sporco - sta avvenendo da tempo. Sul punto abbiamo sentito
Ivan Cicconi,
direttore della Nuova Quasco, istituto che da anni
indaga il mondo degli
appalti.
Si
tratta di un intervento importante?
E' una comunicazione dell'autorità fatta insieme all'autorità
sui lavori
pubblici. Hanno fatto un'indagine e pongono due problemi:
le modalità
d'affidamento delle concessioni che, soprattutto nel settore
autostradale,
sono state date tutte a trattativa privata grazie a una legge
sulla privatizzazione approvata ai tempi del centrosinistra.
I concessionari pubblici sono stati prima privatizzati e poi
prorogati a trattativa privata. L'altra questione è
il conflitto di interessi. Anche
qui, una legge del '99 permette alle società autostradali
di operare
anche in altri settori, compreso quello delle costruzioni.
Succede
perciò che affidino i lavori alle proprie controllate.
Esempio: nella
società Autostrade c'è anche Mercellino Gavio,
che fa tutti i lavori di
manutenzione, gli appalti...
C'è però una conclusione operativa da parte
dell'antitrust.
Dice al parlamento di intervenire su questi punti, richiamando
anche una
sentenza della corte di giustizia europea del 27 ottobre 2005,
che
prescrive la concorrenza nel settore delle concessioni. Le
contestazioni
più rilevanti riguardano quei due punti: il 78% delle
concessioni sono
state fatte a trattativa privata, senza gara. E, nel settore
autostradale, il 37% degli affidamenti - che è un quantitativo
enorme,
sottratto alla concorrenza - è avvenuto a favore di
società controllate
dallo stesso concessionario. La conclusione dell'Antitrust
è dunque
importante.
In questi ultimi anni, in che direzione è andata
la legislazione sulle gare d'appalto?
Hanno modificato radicalmente la legge quadro sui lavori pubblici.
L'aspetto più rilevante è questo nuovo istituto
contrattuale del
contraente generale. L'appalto è un contratto
con cui affidi
un'attività a qualcuno e paghi il 100% di quell'attività.
La concessione
viene definita dalla Ue come un contratto analogo all'appalto
di lavori,
ma la controprestazione offerta dal concedente non è
un prezzo, ma il
diritto di gestire l'opera, attraverso cui recuperi
l'investimento fatto.
Puoi fare un esempio?
Se io debbo fare uno stadio e recuperare i costi al 100%,
cerco di
scegliere la migliore impresa del mondo per il manto erboso;
non faccio
la gara al massimo ribasso, perché se debbo tener chiuso
l'impianto per
mesi, ci rimetto. Mentre nell'appalto il committente va a
controllare lo
stato dei lavori nel cantiere per vedere quello che succede:
io ti pago
il 100% e quindi ho il dovere di controllarti. Nella concessione
no,
perché sei tu che rischi, non io che ti ho dato il
lavoro.
E il contraente generale?
E' definito dalla legge-obiettivo come un concessionario;
l'unica
differenza è che c'è l'esclusione dalla gestione
dell'opera. E' una
contraddizione in termini: ti affido tutti i poteri, enormi,
del
concessionario (come avviene per la Tav o lo Stretto), però
tu non hai
nessun interesse a fare presto e bene, perché non devi
puntare al
recupero dei soldi investiti. I malfunzionamenti li sopporterà
il
committente (Tav spa, Stretto spa, ecc), che è una
scatola vuota,
società ad hoc, priva di competenze, ma di proprietà
pubblica. E' il modello Tav.
E' un modello che viene da lontano?
Dalla legge 80 del 1987, dal ministro Claudio Signorile, che
consentiva
questi affidamenti solo per tre anni. Ma parlava di affidamento
della
sola costruzione, Venne anche prorogata per un anno
con voto unanime
del parlamento, dopo di che, nell'estate del '91, furono firmati
contratti con i contraenti generali. Nel '94,
la legge Merloni ha
cancellato questi affidamenti, anche come risposta a Tangentopoli,
perché riconosciuti come causa fondamentale della corruzione.
Insomma, la Tav già dalla nascita...
Quella concessione fu fatta a trattativa privata, anche se
la legge 80
prescriveva la gara pubblica, con una bugia: che Tav spa era
a
maggioranza privata e il finanziamento dell'opera era privato.
Cosa che
non si è mai verificata.
Il passaggio successivo quando si verifica?
Nel dicembre 2001, con la legge-obiettivo del governo Berlusconi,
che
definisce la figura del contraente generale. I
privati, nelle
concessioni, non investono una lira e non rischiano assolutamente
niente, perché c'è quella famosa esclusione
dalla gestione, ma hanno
tutti i poteri del concessionario. Al massimo può prefinanziare
il 20%
dell'opera. Ma, a collaudo avvenuto, la società-veicolo,
pubblica,
procede al saldo completo delle spese. Tav spa è al
100% pubblica.
Una specie di assicurazione per general contractors...
Esatto. Le banche faranno la corsa a dare i finanziamenti,
perché è un
affare sicuro. Burlando nel '97, ebbe il coraggio di ammetterlo.
Ma poi,
anziché sciogliere la Tav, la fece acquistare dalle
Fs, garantendoli
così ancora di più.
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su MANGIALIBRI
http://www.mangialibri.com/2006/04/travolti-dallalta-voracit.html
Travolti
dall'Alta Voracità
Laboratorio per la Democrazia di Torino
(Odradek 2006)
Una raccolta di relazioni di studiosi di fama internazionale
del Politecnico di Torino, del Politecnico di Milano, dell'Università
di Torino, dell'Università di Siena che mettono in
evidenza i pro (pochi) e i contro (tanti) dell'alta velocità
ferroviaria e ne ripercorrono la storia italiana. Ne emerge
un quadro inquietante fatto di speculazioni, pressapochismo,
sprechi, manovre finanziarie poco trasparenti. La lotta di
una parte della popolazione piemontese contro la TAV, dopo
aver letto questi saggi brevi ma documentatissimi, appare
non l'ennesimo caso di Sindrome Nimby ('not in my backyard',
non nel mio giardino) o una squallida deriva localistica,
ma una protesta più che giustificata contro un'operazione
pesantissima per le tasche dei cittadini e assai poco funzionale.
Il libro è assolutamente da consigliare, perché
è quanto di più diverso dal 'solito' delirio
antimodernista tipico di certa controcultura d'accatto: si
tratta invece di una rigorosa enumerazione - intrisa di pragmatismo
piemontese - dei motivi per i quali l'investimento TAV è
assolutamente improduttivo (per ricorrere ad un eufemismo).
Del resto come definireste voi un tratto ferroviario che per
ammortizzare i suoi costi astronomici abbisogna di una media
di 40.000 passeggeri paganti al giorno e collega Torino e
Lione? Siamo sicuri che Trenitalia non abbia altri investimenti
più urgenti da compiere? Per capire, al di là
della propaganda.
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venerdì
3
Attilio Giordano ne ha parlato
su il Venerdì di Repubblica
sabato
4 marzo è stato presentato in anteprima nella
trasmissione Disagio Sociale
a
Radio Cooperativa Padova FM stereo 92.700 -
93.250 per il Veneto in generale
www.radiocooperativa.org
con interventi
in diretta di
Claudio
Cancelli, Giuseppe Sergi e
Massimo
Zucchetti
La
registrazione della trasmissione può essere richiesta
a noi o alla radio.
Dossier
di Mariano Puxeddu
inviato, unitamente a una copia
di Travolti dall'Alta Voracità,
al lungo elenco di Lorsignori riportato in fondo. Non
potranno dire di non essere stati informati.
Oggetto:
invio libro e documentazione sui progetti TAV
Egr. On., Dott., Prof. ecc. (testo tipo)
Mi
presento: sono Mariano Puxeddu, 64 anni, ricercatore
dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del C.
N. R. di Pisa, presidente del circolo di Legambiente
di Lucca e Piana. Come studioso, da 42 anni mi occupo
di campi geotermici. Come ambientalista, da 18 anni
porto avanti battaglie per la salvaguardia e la tutela
del territorio lucchese contro la realizzazione di progetti
spesso dannosi per l’ambiente e la salute dei
cittadini o lesivi del patrimonio paesaggistico e culturale
del nostro Paese.
Tra le questioni ancora aperte dell’ambientalismo
italiano ho voluto approfondire il problema rappresentato
dai progetti TAV. Ho quindi letto con estremo interesse
il libro recentemente pubblicato dall’editore
romano Odradek dal titolo eloquente “Travolti
dall’Alta Voracità”.
Ritengo utile e doveroso inviarLe copia di questo libro
nella speranza che possa e voglia dare ascolto a una
voce dissonante rispetto ai pareri pro-TAV ampiamente
illustrati da stampa e televisione che tengono sotto
silenzio le ragioni del partito no-TAV. Il libro che
accludo si propone di rompere questo silenzio. Per scongiurare
il rischio di decisioni unilaterali e ingiuste è
auspicabile che si tenga conto anche del parere di tutti
coloro (tecnici e popolazione) che si oppongono ai progetti
TAV.
Per ogni capitolo del libro ho enucleato i punti essenziali
trattati dagli autori, in modo che chiunque possa avere
una percezione rapida e sintetica dei contenuti del
libro. Nella parte finale ho elencato le vere (a mio
avviso) priorità per l’Italia, su cui ritengo
sarebbe opportuno dirottare parte degli ingenti finanziamenti
previsti per le linee TAV. Accludo inoltre l’elenco
dei destinatari del presente dossier e una rassegna
stampa, da cui ho tratto molti dei dati che cito nel
mio rapporto, nonché l’elenco degli articoli
di giornale fotocopiati.
Il libro si avvale dei contributi di veri addetti ai
lavori, professori delle università piemontesi
e ingegneri dei politecnici di Torino e Milano, tra
cui Claudio Cancelli (Politecnico di Torino), Marco
Revelli (Università del Piemonte Orientale),
Giuseppe Sergi (Università di Torino), Luciano
Gallino(Università di Torino), Nanni Salio (Centro
Studi Sereno Regis), Angelo Tartaglia ( Politecnico
di Torino), Luca Mercalli (Meteorologo di RAI 3 “Che
tempo che fa”, Presidente Società Meteorologica
Italiana), Mirco Federici (Dottore di Ricerca, Università
di Siena), Andrea Debernardi (Polinomia, Milano), Ivan
Cicconi (Nuova Quasco, Bologna), Marco Ponti (Politecnico
di Milano), Roberto Burlando ( Università di
Torino), Gianfranco Chiocchia, Claudio Scavia, Massimo
Zucchetti, tutti e tre del Politecnico di Torino. La
prefazione è di Padre Alex Zanotelli. La tratta
TAV Torino-Lione in Val di Susa e, con minor dettaglio,
tutte le altre tratte sono state sviscerate sotto ogni
punto di vista: trasportistico, economico, ambientale,
di filosofia dello sviluppo e di rapporto costi/benefici.
Gli autori esprimono sui progetti TAV un giudizio estremamente
negativo, come Ella avrà modo di constatare leggendo
il libro. I suddetti professori, oltre a essere esperti
qualificati, non risultano aver interessi nella costruzione
di grandi opere pubbliche. Gli autori del libro di Odradek,
possono quindi ben essere riconosciuti come giudici
assolutamente imparziali nella valutazione dei pro e
dei contro ravvisabili nei progetti TAV (e quindi non
solo in quello della Val di Susa). Il fatto più
clamoroso è che alcuni di loro manifestano il
proprio parere contrario al progetto TAV, pur avendo
in passato esercitato la libera professione nel campo
delle opere pubbliche.
Per quanto concerne la relazione sul progetto TAV-Val
di Susa redatta dai cinque saggi scelti dalla dottoressa
Loyola de Palacio per ottenere una valutazione “al
di sopra delle parti”, è lecito dubitare
della sua imparzialità per i seguenti motivi.
I cinque saggi lavorano per le seguenti aziende di consulenza:
COWI (Danimarca), ECN (Olanda), ERNST & YOUNG EUROPE
(Belgio) e CONSULTRANS (Spagna) in associazione temporanea
di impresa con il contractor ECORYS (Olanda).
Mario Cavargna di Pro Natura (Master in Valutazioni
di Impatto Ambientale ai Politecnici di Torino e Losanna)
ha scritto, nel documento Osservazioni sulla perizia
presentata dalla De Palacio : “non si tratta di
docenti universitari o di funzionari pubblici, che possono
essere economicamente indipendenti da questo tipo di
incarico, ma membri di una di quelle società
che fanno gli studi di V. I. A. per conto delle aziende.
Una attività che è così a rischio
di “manipolazioni” a favore di chi dà
la commissione che la normativa italiana richiede una
dichiarazione giurata degli autori sulla veridicità
dei dati e dei contenuti del lavoro prodotto”.
Inoltre va osservato che i saggi hanno avuto a disposizione
solo il progetto redatto dalla società LTF e
non le proposte alternative, che pure esistono ma vengono
sistematicamente ignorate. Sul metodo adottato nella
valutazione del progetto di LTF si impongono per la
loro chiarezza le considerazioni di Ivan Cicconi, coautore
del libro di ODRADEK : “ Si tratta infatti di
una pura esemplice analisi-valutazione dello studio
di impatto ambientale presentato da L. T. F. con il
progetto preliminare approvato dal CIPE nel 2003 (progetto
elaborato, su incarico di LTF, dalle società
“ AL ENGINEERING srl “ di Torino e da “
TEI spa “ di Milano). Lo studio valuta solo quel
progetto assunto come unica e sola soluzione senza alcuna
alternativa”.
L’atteggiamento parziale degli esperti incaricati,
tutt’altro che al di sopra delle parti, è
dimostrata in modo lampante dalle insinuazioni malevole
che gli stessi avanzano sul fronte NO-TAV con la seguente
frase a pag. 21 del loro rapporto : “…L’opposition
au projet est variée, hétérogène
mais bien organisée tant au niveau de sa logistique
que ses relais de communications. Nous ne disposons
pas d’information sur ses sources de financement
qui mériteraient d’être examinées
afin de voir quels sont les lobbies qui pourraient se
cacher derrière ces groupes de pression”.
Accusare di lobbismo una vasta e spontanea opposizione
popolare guidata dai sindaci (60. 000 persone e 36 sindaci
in marcia contro il TAV in Val di Susa il 16. 11. 2005)
appare inopportuno e al limite della calunnia. Inoltre
queste valutazioni di tipo inquisitorio esulano completamente
dall’incarico puramente tecnico assegnato agli
esperti.
CONSIDERAZIONI
DESUNTE DAL LIBRO DI ODRADEK
(Dai singoli autori, con aggiunte di Mariano Puxeddu)
Dal contributo di Claudio Cancelli, Politecnico
di Torino (pag. 9-22):
I progetti AV rappresentano un investimento conveniente
solo quando collegano città di centinaia di migliaia
o milioni di abitanti ( Tokyo, Osaka, Paris, Lyon ecc.
) distanti 300-500 km e separate da pianure scarsamente
antropizzate; il numero di passeggeri, per non andare
in perdita, non deve scendere al di sotto di 40. 000-50.
000 al giorno. In Val di Susa il numero massimo ipotizzabile
in caso di sfrenato pendolarismo raggiunge a stento
5. 000 passeggeri al giorno: il progetto è del
tutto anti-economico.
Il 60% di capitale privato che, si dice, è presente
nei progetti TAV è una pura invenzione. La maggior
parte delle azioni è in mano a una banca FFSS
e le altre banche elargitrici di prestiti sono istituti
di diritto pubblico e non banche private. Un’altra
anomalia allucinante è rappresentata dal fatto
che gli interessi vengono messi a bilancio, pagati dallo
Stato subito, mentre la restituzione del capitale, sempre
a carico dello Stato, avviene dopo 15 anni.
In questi progetti TAV non è mancata l’infiltrazione
della camorra con enorme aggravio di spese per lo Stato.
La Roma-Napoli, costata 5, 2 miliardi di euro ha visto
i 9/10 dirottati nelle tasche della camorra e solo 1/10
è andato alle imprese costruttrici
( “Corruzione ad alta velocità”,
Imposimato, Pisauro, Provisionato, 1999, Koinè
ed. ). Secondo Ivan Cicconi ( “Le grandi opere
del Cavaliere”, 2004, Koinè ed. ), a partire
dal 2009 lo Stato dovrà sborsare 2 miliardi di
euro all’anno per 20-25 anni per restituzione
di prestiti accesi e per accensione di nuovi indispensabili
per completare le opere avviate. Qualora si aggiungano
le tratte Torino-Lyon, Venezia-Trieste e i prolungamenti
a sud di Napoli, a partire dal 2015 lo Stato dovrà
restiture alle banche 6 miliardi di euro l’anno
per decenni !
Dai contributi di Marco Revelli, Università
del Piemonte Orientale (pag. 23-32) e di Luciano
Gallino, Università di Torino (pag. 39-44):
L’errore concettuale su cui si basano i progetti
TAV, come quello in Val di Susa, è quello di
ritenere che lo sviluppo futuro sia una semplice proiezione
lineare del presente. Se oggi si trasportano 10 milioni
di ton. di merci all’anno domani se ne trasporteranno
20, poi 30, poi 40 e così via. In realtà
dal 1977 le merci trasportate sulla linea del Fréjus
non superano i 7-8 milioni di ton / anno, con una momentanea
punta di 10 milioni durante il periodo di chiusura del
tunnel del Monte Bianco. La ferrovia del Fréjus
ha trasportato merci per 8, 1 milioni di ton nel 1984
e per soli 6, 9 nel 2004. Il trasporto merci non segue
pedissequamente la crescita del PIL, anch’essa
asfittica negli ultimi anni. Al contrario siamo passati
dagli 8-8, 5 milioni ton/anno degli anni ’90 ai
7, 5 attuali. Inoltre la ferrovia storica in Val di
Susa è sotto-utilizzata al 60-65 %. Con solo
1 miliardo di euro per il potenziamento della linea
attuale si arriverebbe a trasportare 20-22 milioni di
ton/anno cioè il massimo ipotizzabile anche con
un aumento lineare tra 10-15 anni.
Potenziando la linea del Fréjus e imponendo tariffe
pro-ferrovia e anti-TIR si potrebbero raggiungere con
la linea storica i 17 milioni di ton/anno. Con la TAV
si potrebbe incrementare il trasporto merci fino a 21
milioni di ton/anno ( A. Boitani, la voce. info 23.
11. 2005). Ha senso per soli 4 milioni in più
costruire in 15 anni un tunnel di 52 km da 15 miliardi
di euro? Che i soldi da spendere siano molti di più
è confermato dalla circostanza che nei preventivi
di spesa non sono stati inseriti quelli relativi al
tratto Monte Musiné-paese di Bruzolo e il raccordo
tra la rete ferroviaria di Torino e l’interporto
di Orbassano.
Inoltre, con i nuovi trafori di Lötschberg e Gotthard,
i 100 milioni di ton/anno previsti attraverso tutti
i valichi alpini al 2030-2050, incluso il surplus da
strada a ferrovia per i prossimi 15 anni, potrebbero
essere assorbiti dal sistema di valichi ferroviari alpini
anche senza la linea ad Alta Capacità (AC) Torino-Lyon.
Da un articolo “Sui binari d’Europa”
di Laura Biffi a pag. 59 de La Nuova Ecologia (rivista
di Legambiente) del luglio-agosto 2005 si viene a sapere
che il traforo del Lötschberg sarà operativo
nel 2007 e sarà percorso ogni giorno da 88 treni
merci e 22 treni passeggeri, tutti in grado di drenare
gran parte del traffico diretto verso N e NW. Il traforo
del Gotthard, con i suoi 57 km, il più lungo
del mondo, sarà operativo nel 2016 e richiederà
il quadruplicamento della linea Como-Monza per evitare,
alle merci in transito da e per la Svizzera, il collo
di bottiglia di Milano. Con questo problema ignorato
dall’Italia e la caduta libera del trasporto su
rotaia nel nostro paese (– 9, 4 % in 3 anni) precipitato
all’8 % non si vede quale utilità possa
avere tra 15-20 anni il megatunnel della TAV in Val
di Susa che nascerà già zoppo, cioè
non competitivo rispetto ai 2 tunnel svizzeri. Piccolo
particolare non trascurabile: i 2 tunnel, che fanno
parte del piano svizzero delle nuove trasversali ferroviarie
alpine (Ntfa) sono stati approvati con referendum popolare
già nel 1992.
Da noi l’intero schieramento politico, salvo lodevoli
eccezioni, preferisce la logica dell’imposizione
dall’alto di progetti faraonici ad alto impatto
ambientale. Non si vede per quale motivo le popolazioni
attraversate, che subiranno, senza alcun vantaggio,
un disastroso peggioramento delle proprie condizioni
di vita dovrebbero anche ringraziare le lobbies del
TAV e i loro sostenitori.
La stessa scelta di linee TAV, sul modello Francia,
asppare inopportuno per il nostro paese come già
notato in uno studio dell’ANSALDO eseguito negli
anni ’80.
Dal contributo di Angelo Tartaglia, Politecnico
di Torino (pag. 77-95):
L’Italia infatti, montuosa al 70-80 %, è
costellata di città medio-piccole tutte ugualmente
importanti che distano tra loro poche decine di chilometri,
formando una fitta rete in cui gli spostamenti per l’80%
sono inferiori a 100 km. Invece di soddisfare l’80%
della domanda di mobilità, si è preferito
venire incontro, con le due linee Ly-To-Ve-Ts (W-E)
e Bo-Fi-Rm-Na (N-S) (con costi proibitivi) a meno del
20 % della domanda.
L’AV a forma di T è avulsa completamente
dalla rete ordinaria, considerate l’arretratezza
e le condizioni comatose in cui questa versa e l’inadeguatezza
dei nodi. I collegamenti tra le due reti sono resi estremamente
difficili dalla diversità di alimentazione: corrente
alternata a 25. 000 V per l’AV, corrente continua
a 3. 000 V per le linee ordinarie.
Inoltre stime oggettive hanno dimostrato che il guadagno
di tempo è significativo solo per distanze superiori
a 200-250 km, il che esclude vantaggi per l’80
% della domanda.
Il numero di passeggeri è, come prima detto,
fondamentale. La TOKAIDO Tokyo-Osaka, con centinaia
di migliaia di passeggeri al giorno è largamente
attiva; la Paris-Lyon con 40. 000 passeggeri al giorno
(p/d) è ancora redditizia. Non lo è più
la più trafficata delle nostre linee la Bologna-Firenze
con solo 20. 000 p/d.
Per la linea Torino-Lyon-Paris si prevedono solo poche
centinaia di passeggeri al giorno. Oggi su questa linea
vi sono 3 treni diurni al giorno e 1 notturno: se fossero
sempre pieni si arriverebbe al massimo a 5. 000 p/d.
Che le previsioni dei promotori dell’AV fossero
avveniristiche è dimostrato da quanto segue:
per la linea TAV Ts-To-Ly si prevedevano, al 2002, 12.
000 p/d senza TAV e 21. 000 p/d con la TAV; si favoleggiava
di amalgama tra regioni, di sfrenato pendolarismo da
area metropolitana.
Oggi nel 2006 i passeggeri internazionali, lungi dall’essere
12. 000 o 21. 000 al giorno sono appena poche centinaia
al giorno ( non si dimentichi il pauroso flop dell’EUROTUNNEL
sotto la Manica, con debiti da brivido per il contribuente
britannico). In tutti i progetti di grandi opere gli
scenari futuri sono basati su stime alquanto aleatorie,
gonfiate e con estrapolazioni lineari o esponenziali
di singole variabili. Spesso nelle stime si scelgono
valori adattati alla tesi precostituita che si vuole
dimostrare. Come diceva Sir Arthur Conan Doyle : “It
is a capital mistake to theorize before one has data
; insensibly one begins to twist data to suit theories
instead of theories to suit data”. I dati sono
spesso manipolati in modo da non far emergere gli aspetti
negativi.
Così Giorgio Meletti racconta a pag. 3 del Corriere
Economia del 21. 11. 2005 in che modo la classe dirigente
di un paese cerca di convincere l’opinione pubblica
circa la bontà dei suoi progetti: “Ma per
le grandi opere si omette normalmente, in tutto il mondo,
di costruire il consenso con la trasparenza degli argomenti
e dei dati. Un professore danese Bent Flyvbjerg, da
anni tiene un certosino registro delle bugie con cui
si lubrifica la realizzazione delle infrastrutture.
Studiando 258 «megaprogetti» in decine di
Paesi, Flyvbjerg ha dimostrato che dietro un grande
cantiere c’è sempre un piccolo esercito
di ottimisti. Esempi record: il tunnel sotto la Manica
(costi superiori ai preventivi dell’80 %, incassi
meno della metà del previsto) e l’aeroporto
internazionale di Denver nel Colorado (pagato il triplo
del previsto e frequentato dalla metà dei passeggeri
immaginati)”.
Inoltre a differenza di quanto accadde più di
100 anni fa col tunnel del Fréjus, oggi le linee
AV, per distanze dai 500 km in su, subiscono la concorrenza
spietata dei voli low-cost. Con Easy-Jet si vola in
tempi più brevi da Torino a Paris per 66 euro
contro i tempi più lunghi e gli 80 euro della
linea TAV.
Altra incongruenza micidiale della TAV in Val di Susa
è questa : sul lato italiano la linea AV ospita
anche e soprattutto ( per un vano tentativo di raggiungere
il pareggio di bilancio ) i treni merci che sono rigorosamente
banditi in Francia sulle linee TGV.
Oggi i treni merci italiani hanno una velocità
commeciale ridicola di soli 19 km/ora prodotta dagli
innumerevoli tempi morti dovuti alla cattiva organizzazione
e alle interferenze con i treni passeggeri. L’unica
soluzione per migliorare il trasporto merci è
quello di adottare il sistema USA : treni lunghissimi
( one mile long ) che si susseguono con perfetta omotachia
( 60km/ ora ) su linee costruite appositamente per loro.
Da noi la coabitazione treni TAV passeggeri/TAV merci
ci costringerebbe o a costruire binari di sorpasso aggiuntivi
o a strutturare la giornata in fasce orarie destinate
solo ai passeggeri o solo alle merci, con inevitabile
riduzione dello sfruttamento della linea. D’altra
parte lo spostamento di merci da gomma a rotaia è
conveniente solo per distanze maggiori di 200-300 km
e per grandi quantitativi e può arrivare al massimo
al 30 % ( oggi al 9 % ). Rispetto alle previsioni del
1979 che fantasticavano su di un trasporto merci a 25-35
milioni di ton/anno nel 2000 e 40 milioni nel 2010 siamo
a volumi inferiori a 10 milioni stazionari dal 1977
e in calo dal 1997.
E poi che vantaggi abbiamo a farci attraversare dalle
merci ? Intorno al 1000 quando i viaggi erano lenti,
lungo la via Francigena tra Moncenisio e Torino vi erano
decine di ospizi e luoghi di sosta, così come
lungo la via della seta sono sorte città come
Samarcanda: le linee di trasporto producevano cultura
e ricchezza nei territori attraversati. Oggi, al contrario,
l’alta velocità non consente soste intermedie.
Le grandi opere pubbliche di trasporto producono solo
un devastante impatto ambientale senza alcun vantaggio
per le popolazioni che le subiscono. Come sostiene acutamente
Marco Revelli in questo libro, le grandi opere pubbliche
SERVONO soprattutto a CHI LE FA ossia alle grandi imprese
di progettazione, costruzione e fornitura di materiali.
Incredibile è poi, nel progetto TAV Val di Susa,
la totale mancanza di armonizzazione tra Francia e Italia
quanto a modalità di trasporto : di là
i TIR sono caricati su di un treno navetta, ma di qua,
nella bassa Val di Susa, non vi è né vi
sarà uno scalo dove riportare i TIR dal treno
navetta alla strada ( l’area intorno a Torino
non si presta ).
Anche il trasferimento di quote del trasporto merci
dalla gomma alla rotaia non è così automatico
e facile come i promotori del progetto TAV vorrebbero
far credere : uno studio di SETEC Économie (
giugno 2000 ) parla di una sovvenzione ai TIR di 100
euro/passaggio sul treno. Quindi, secondo SETEC, la
costruzione della TAV senza mega-tunnel più incentivi
al trasporto su rotaia e disincentivi al trasporto su
gomma più il marketing consentirebbe al 2015
di incrementare il trasporto su treno dal 33, 1 % al
38, 8 % ; col mega-tunnel si avrebbe un ulteriore incremento
di solo lo 0, 4 % dal 38, 8 al 39, 2 %. Che questo modestissimo
risultato meriti un investimento di 15-20 miliardi di
euro ( in realtà molto di più ) e 15-20
anni di cantieri aperti sembra francamente incredibile.
Il presunto risparmio energetico dei TAV è poi
smentito dalle seguenti considerazioni. Per avere un
raddoppio della velocità e un dimezzamento della
durata del viaggio occorre una potenza 8 volte maggiore
e quindi un consumo energetico 4 volte superiore a quello
dei treni ordinari.
Contributo di M. Puxeddu, geologo CNR, ispirato
da Luca Mercalli, meteorologo di RAI3 «Che
tempo che fa», Presidente Società Meteorologica
Italiana(pag. 97-110):
Nell’Italia di oggi ci si domanda poi se un investimento
colossale come quello delle linee TAV sia veramente
consono alle più urgenti e reali esigenze del
Paese.
Non sarebbe meglio investire così ingenti risorse
per avere migliori scuole, migliori università,
migliori ospedali, una ricerca più competitiva
grazie a investimenti non dello 0, 9 % come oggi, ma
del 3-4 % come in Finlandia, Svezia e Giappone. Con
le stesse decine di miliardi di euro si potrebbe anche
far decollare lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile,
procedere al restauro e al potenziamento della rete
acquedottistica oggi in condizioni pietose, garantire
l’ordinaria manutenzione del territorio italiano
perennemente afflitto da inondazioni, frane, terremoti,
eruzioni vulcaniche, su cui si piange a disastro avvenuto:
non dimentichiamo che per guarire l’intero territorio
nazionale dal dissesto idrogeologico Franco Barberi,
una decina di anni fa sottosegretario alla protezione
civile, ritenne necessario un investimento di 90. 000
miliardi di lire in 15 anni, 6. 000 all’anno.
Oggi la situazione di perenne emergenza del territorio
italiano sotto il profilo idrogeologico si configura
come segue: 28. 001 km2 (il 9, 3 % del territorio italiano)
sono ad alto rischio di alluvioni e frane. I comuni
interessati sono l’82 % del totale. Questo quadro
disastroso è il frutto di decenni di incuria.
Secondo il Ministero dell’Ambiente (Paolo Conti,
Corriere della Sera del 30. 10. 2006, pag. 17) “
il costo del tutto virtuale della messa in sicurezza
del territorio nazionale (la valutazione non è
nuova) sarebbe… di 40 miliardi di euro: 27 per
il centro-nord, il resto al sud. ” Per il solo
Arno lo stanziamento ritenuto necessario dall’Autorità
di Bacino, per evitare il ripetersi dell’alluvione
del 1966, è di ben 200 milioni di euro, l’equivalente
oggi di 3, 3 km di TAV del Mugello.
Ma i territori che necessiterebbero di un intervento
capillare di manutenzione sono molto più estesi
di quei 28. 000 Kmq soggetti a frane e esondazioni.
Gran parte dei boschi italiani è vittima di una
grave incuria come conseguenza dell’abbandono
delle campagne da parte dei contadini evidente in molte
regioni italiane già dagli inizi degli anni Sessanta.
Il disastro di Fornovolasco (Alpi Apuane, Toscana) del
19. 06. 1996 fu provocato dall’enorme quantità
di detriti di vegetazione che l’acqua trascinò
a valle attraversando boschi completamente abbandonati
(comunicazione personale del prof. Luigi Carmignani
dell’Università di Siena). Eguale incuria
caratterizza tutta la rete idrica italiana spesso oggetto
di interventi inopportuni di cementificazione degli
argini e di costruzione di manufatti più o meno
abusivi in aree golenali.
Le conseguenze negative sono molteplici:
1) aumento della velocità dei corsi d’acqua.
2) mancata o ridotta osmosi fra il corso d’acqua
e le falde adiacenti. 3) parziale o totale scomparsa
di quelle casse di espansione indispensabili per limitare
i danni nei casi sempre più frequenti di eventi
meteorologici eccezionali.
In conclusione l’ordinaria manutenzione e il monitoraggio
capillare 1) di tutti i territori soggetti a frane e
alluvioni 2) di tutti i boschi italiani da decenni in
stato di completo abbandono 3) dei corsi d’acqua
attraverso la rinaturalizzazione degli argini, la demolizione
dei manufatti costruiti in aree golenali, la creazione
di casse di espansione richiederebbero uno sforzo gigantesco
non momentaneo ma continuo nel tempo, in grado di assicurare
decine di migliaia di posti di lavoro. Ben altra prospettiva
rispetto ai 2000 lavoratori impegnati oggi nel traforo
del Lötschberg.
Sarebbe molto opportuno rimettere in piedi su scala
nazionale un Servizio Geologico come lo hanno altri
paesi civili (si pensi alle migliaia di geologi del
Bureau de Recherches Géologiques et Minières
francese o dell’United States Geological Survey
americano) e/o creare la figura del “Geologo Condotto”
in grado di monitorare il territorio a lui affidato
suggerendo per tempo le “terapie” o i provvedimenti
cautelativi di sgomebro necessari per evitare disastri
ampiamente prevedibili. Se questa cura nella prevenzione
fosse esistita nel 1963 si sarebbero evitate le disastrose
conseguenze della frana del Vajont e molte tragedie
legate a eventi naturali che hanno costellato la storia
del nostro paese in questi ultimi anni (Piemonte 1994,
Fornovolasco 1996, Sarno 1998 ecc. ).
Con una rete ferroviaria, cenerentola d’Europa,
che ha solo il 69, 4 % di linee elettrificate, solo
il 39, 7 % (!!) di linee a binario doppio elettrificato,
solo il 27, 5 % di sistemi di sicurezza SCMT nella rete
a terra e solo il 24, 4 % dei locomotori attrezzati
per l’SCMT e materiale rotabile vecchissimo e
obsoleto (età media delle nostre locomotive 22
anni, il doppio degli standard europei) ci permettiamo
il lusso di costruire linee TAV ? Occorrerà pur
pensare ai milioni di pendolari che si spostano ogni
giorno sulle linee ordinarie.
Dal contributo di Mirco Federici, Dott. di
Ricerca, Univers. Siena (pag. 111-128):
Un altro aspetto stupefacente dei progetti TAV è
costituito dal colossale consumo di materie prime e
dal rilevante inquinamento che caratterizzano la costruzione
di una linea TAV. Per i 73 km della galleria tra Firenze
e Bologna la TAV SpA parla di 12. 200 ton di acciaio/km
per un totale di 900. 000 ton per produrre le quali
si utilizzano 1. 700. 000 tep che producono 5 milioni
di ton di CO2 e 1, 1 milioni di ton di polveri più
cemento e 1 milione di viaggi dei camion dai cantieri
alla discarica.
Dal contributo di Andrea Debernardi, Polinomia
Milano (pag. 129-150):
Un’altra differenza tra la rete TAV italiana e
quelle degli altri paesi è il diverso grado di
inserimento delle linee TAV nella rete ordinaria. Da
noi i due bracci W-E, Ly-To-Ts, e N-S, Mi-Na, della
rete TAV sono avulsi dalla rete ordinaria sia per il
livello da terzo mondo di questa sia per la totale inadeguatezza
dei nodi ferroviari, incapaci di recepire il notevole
aumento di traffico prevedibile con l’entrata
in funzione delle nuove linee. All’estero invece
è tutto il contrario. Per esempio la celebre
linea Paris-Lyon è connessa perfettamente tramite
numerosi treni IC con Lilla, città del BENELUX
e della Renania a N, con Strasburgo e città tedesche
a E, con St. Étienne, Grenoble, Marseille, Montpellier,
Toulon e Nice a S e con Tours, Nantes e Bordeaux a W.
In tal modo l’intera rete ferroviaria beneficia
della riduzione dei tempi di percorrenza sul tratto
Paris-Lyon. Svizzera e Svezia hanno rinunciato all’alta
velocità e hanno puntato su di una riorganizzazione
della rete IC ( che utilizza i nostri pendolini ) con
orari cadenzati e sincronizzati ( eliminazione dei tempi
morti, coincidenze perfette ) : grazie a questo, senza
TAV, i 620 km tra Malmö e Stockholm sono percorsi
in 4 h 30 minuti con una velocità commerciale
di 140 km/ora.
In Italia sarebbe stato meglio incrementare la capacità
dei grandi nodi metropolitani per rafforzare servizi
regionali e metropolitani, ammodernare le linee esistenti,
usare materiale a cassa oscillante ( pendolini ), costruire
linee apposite per lunghi treni merci onde garantire
un servizio perfettamente omotachico come negli USA.
Il diverso sistema di alimentazione, 25. 000 V con corrente
alternata per la TAV e 3. 000 V a corrente continua
per i treni ordinari, non consente un uso promiscuo
sulle nuove costosissime linee AV/AC.
Dal contributo di Ivan Cicconi, Nuova Quasco,
Bologna (151-167):
La storia assai poco limpida della rete TAV inizia nel
1984 con Signorile e malgrado i pareri negativi di Reviglio
( che commentò : TAV= motore di fuoriserie montato
su di un’utilitaria ) e Schimberni proseguì
grazie al sostegno di Cirino Pomicino, Necci Bernini.
Fu inventata la diabolica figura del “General
Contractor” con compiti di progettazione, realizzazione,
degli espropri e indennizzi, direzione lavori, tutto
sulla base di un semplice progetto preliminare, ma senza
responsabilità ( rischio ) sulla gestione futura.
I general contractors vengono retribuiti come appaltatori
e premiati con la gestione senza rischi, come concessionari
privilegiati. Al riguardo, Alberto Statera giustamente
scrive su La Repubblica del 29. 06. 2006: “Con
il collegato alla finanziaria 2002 e le due leggi varate
per le Grandi Opere promesse da Berlusconi sulla lavagnetta
di Bruno Vespa venne il peggio: la progettazione, il
finanziamento, l’esecuzione e la gestione delle
opere affidate a un’unica impresa General Contractor,
come avviene ancora nei paesi del Terzo Mondo, senza
alcun controllo dei costi, in un sistema di appalti
e subappalti aperto a spartizioni e corruzioni, ad affari
e politica. Con nuovi protagonisti della presunta Seconda
Repubblica”. Sarebbe auspicabile un cambiamento
di rotta.
Il fantomatico finanziamento privato dei progetti TAV
consiste in prestiti presso banche pubbliche e con totale
garanzia del socio pubblico, lo Stato, che nel 2009
pagherà interessi intercalari fino a 8 miliardi
di euro. Burlando si accorse della sostanziale assenza
del 60 % di finanziamento privato già nel marzo
del 1998. Nel 2005 Eurostat ha puntato il dito proprio
sui debiti TAV e sulla natura privata di Infrastutture
SpA. La Corte dei Conti il 24. 02. 2004 notò
che il gestore non avrebbe raggiunto il pareggio e che
i debiti con gli interessi sarebbero stati pagati dallo
Stato.
COSTI TAV
(in milioni di euro)
1991 Stime Nuova Quasco 2006
9. 254 tratte 46. 050
1. 064 nodi 8. 700
2. 454 materiali rotabili 8. 500
614 infrastrutture aeree 3. 100
TOT. 13. 386 (rivalutato a 21. 557, al 2006) 66. 350
(COSTI NOTI NEL 1991)
770 ( 2840 al 1994, Delib. Intermin. ; 4006 al 2006)
8. 700
come interessi intercalari
non noto costi diretti e spese di 3. 900
FFSS, TAV, ITALFERR, RFI
non noto opere indotte e/o compensative 9. 200
connesse
TOT. 4006 21. 800
NUOVE TRATTE AV NELLA LEGGE OBIETTIVO
DPEF 2005-2008 stime Nuova Quasco 2006
St. Jean de Maurienne- Bruzolo
2. 278 7. 250
Tratta Bruzolo-Torino non prevista nel DPEF ma approvata
dal CIPE nell’agosto del 2005, 4° addendum,
finanziamento a carico di RFI
2. 375 4. 250
Tratta Venezia-Trieste
6.129 10. 800
Tratta Salerno-Reggio Calabria-Palermo-Catania
12.291 28. 500
TOT. 23. 073 50. 800
COSTI COMPLESSIVI
Stime del governo Berlusconi ( aggiornate al 2006 )
Stime Nuova Quasco
( 21. 557+4. 006+23. 073, vedi sopra) (66. 350+21. 800+50.
800) 48. 636 138. 950
Il governo Berlusconi ha aggiunto alle tratte del 1991
la Venezia-Trieste. La tratta St. Jean de Maurienne-Bruzolo
è passata da 1808 milioni di euro nel 2001 a
2278 nel 2003. Ma Lunardi il 4. 05. 2004 a Parigi si
è assunto l’onere di pagare i 2/3 degli
attuali 6957 milioni di euro della tratta intera cioè
4638 di cui non risulta traccia nei documenti ufficiali.
Dal contributo di Marco Ponti, Politecnico di Milano
(169-185):
Il progetto TAV in Val di Susa andrà presto fuori
mercato in quanto la prossima ultimazione dei trafori
di Lötschberg e Gotthard garantisce percorsi più
brevi di circa 50 km rispetto al Fréjus per oltre
metà dei traffici diretti a NW.
La modernizzazione delle linee To-Ly costerebbe 1/10
dell’AV e dovrebbe comportare: 1) aumento del
numero di sottostazioni 2) aumento di potenza delle
stazioni esistenti 3) il passaggio al sistema monofase
francese da 25 kV-50 Hz su To-Modane che consentirebbe
treni più pesanti 4) aumento del numero di binari
di precedenza e della loro lunghezza e ingrandimento
delle gallerie 5) un nuovo sistema di segnalazione 6)
eliminazione delle interferenze viarie con l’adozione
di cavalcavia e sottovia 7) adozione di locomotori politensione
per evitare i cambi di macchina 8) adozione di treni
merci più lunghi con l’unione di 2 o più
treni a To-Orbassano o a Modane, con locomotori intercalati
9) una circolazione il più possibile omotachica
in fasce orarie, sia per i treni merci che per i pendolari
10) eventuale 3° binario solo nella bassa Val di
Susa.
Da un documento della senatrice gruppo Verdi On. Anna
Donati e della prof. ssa Maria Rosa Vittadini si evince
che con 1 miliardo di euro, tra interventi infrastrutturali
sulla rete e nelle stazioni, l’applicazione di
nuove tecnologie e l’acquisto di materiale rotabile
si potrebbe portare la rete attuale a trasportare 20
milioni di ton merci più del doppio rispetto
a oggi. A dimostrarlo è lo studio del 2000 “Étude
de modernisation de la ligne à l’horizon
2020” realizzato dalle Ferrovie Italiane e Francesi
(FS, RFI, SNCF). Secondo il documento Donati-Vittadini
occorrerebbe introdurre la tassazione del traffico pesante
e realizzare proritariamente gli interventi a ridosso
del nodo metropolitano ferroviario di Torino.
Nel 1996 viene istituita la Commissione Intergovernativa
italo-francese (CIG) che nel suo rapporto del 2000 fornisce
le seguenti raccomandazioni:
1) Approfondire le stime di domanda e le stime di redditività
finanziaria dell’opera.
2) Mettere in atto politiche di trasporto capaci di
garantire un concreto trasferimento del traffico dalla
strada alla rotaia.
3) Sviluppare una procedura ad hoc di Valutazione di
Impatto Ambientale sul progetto preliminare per la tratta
internazionale da Montmelian a Torino in cui siano tenute
nel debito conto tutte le alternative di tracciato e
le istanze della popolazione locale mediante una efficace
opera di informazione, partecipazione e concertazione.
4) Provvedere proritariamente al potenziamento della
linea attuale e realizzare per fasi la nuova linea internazionale
potenziando le due linee di adduzione prima della realizzazione
del nuovo traforo di base.
Si tratta, come ognuno può vedere, di raccomandazioni
che non hanno nulla a che spartire con l’attuale
megaprogetto TAV.
Da notare poi che: 1) sul corridoio 5 il traffico di
lunga percorrenza è solo il 5 % del totale; 2)
in genere, come già detto, i costi effettivi
superano del 30 % quelli previsti nei progetti; 3) i
traffici sono inferiori del 30 % alle previsioni (Eurotunnel,
ponte Danimarca-Svezia); 4) treni a trazione multipla
potrebbero consentire traffici fino a 40 milioni di
ton/anno con costi di 1/10 e tempi di realizzazione
di 1/10 rispetto a quelli AV.
Dal contributo di Claudio Cancelli, Gianfranco Chiocchia,
Claudio Scavia, Massimo Zucchetti, Politecnico
di Torino (pag. 199-226):
Infine va evidenziata la precarietà delle condizioni
in cui saranno costretti a vivere gli abitanti della
Val di Susa. Questa amena vallata si trasformerà
da zona di pregio per insediamento in un terribile corridoio
di servizio industriale. In uno spazio largo 500m si
trovano fianco a fianco 2 strade, 1 autostrada, 1 ferrovia
a doppio binario, 1 fiume. Si tratta di un a zona degradata
con abitanti poveri. La vivibilità della zona
è nettamente peggiorata a causa del grave inquinamento
chimico prodotto dalle acciaierie Beltrame nel territorio
dei comuni posti tra Susa e Avigliana. L’acciaieria
è stata autorizzata a produrre 10 volte più
che in passato:si sono quindi accumulati nei terreni
e nella catena alimentare diossine, PCB e nano-polveri
(da 2, 5 o 1 millesimo di millimetro o micron, PM 2,
5 PM1, fino valori da 10–7 a 10–9, ossia
da 0, 1 a 0, 01 micron (vedi il sito www. nanodiagnostics.
it con i contributi del prof. Stefano Mantovani) in
quantità 20 volte superiori alla norma, con gravi
rischi per la popolazione, come dimostrano l’eccesso
di mortalità e i ricoveri largamente superiori
alla media regionale. I componenti inquinanti sono adsorbiti
da sostanze carboniose nel terreno e non sono solubili.
La TAV verrà costruita proprio in questi terreni
inquinati, per cui le polveri sollevate durante i lavori
saranno molto tossiche e difficili da eliminare senza
un vistoso aggravio dei costi di costruzione della linea
TAV.
La Val di Susa è caratterizzata da un’altezza
dei fianchi vallivi pari alla larghezza della valle
stessa: le riflessioni del rumore, le brezze mutevoli
e i forti gradienti termici renderanno difficile la
predizione dell’impatto acustico che sarà
comunque intollerabile proprio per le case e i centri
abitati posti su alture e di maggior pregio. Per garantire
la sostenibilità economica della TAV si prevede
un traffico merci a 100-110 km/ora e passeggeri a 130-150
km/ora per un totale di 400 treni/ giorno nel 2030 (linea
vecchia più quella nuova), cioè 1 treno
ogni 2-3 minuti: si tratta di una sequenza rapida e
ininterrotta di eventi acustici molto intensi sia di
giorno che di notte (sarà in funzione per 22
ore su 24 più 2 ore di manutenzione come da progetto).
Il TGV, al contrario, non transita dalle 23 alle 7.
Il rumore notturno del nostro TAV azzera il valore delle
case. Il parametro di misura dell’inquinamento
acustico, il cosiddetto Livello Medio Equivalente è
inadatto a fornire una valutazione del danno sanitario
in quanto considera solo il valore medio, ignorando
l’andamento temporale del rumore, caratterizzato,
nel caso dei treni AV, da una brutale sequenza di forti
rumori discontinui, intervallati nel tempo, capaci di
produrre documentate patologie indotte cardio-circolatorie,
gastro-enteriche e neuro-endocrine (più gravi
ancora nei bambini). Le barriere acustiche dovranno
portare il livello del rumore di picco prodotto da 100
transiti (TAV più linea vecchia) al di sotto
di 53 dB.
Simulazioni del Politecnico di Torino mostrano, per
punti a 643 m dalla linea vecchia e a 425 m dalla linea
TAV, livelli di picco di 75-80 dB. All’interno
di queste 2 distanze la situazione sarà assai
peggiore. Le barriere acustiche non possono tecnicamente
abbattere il rumore al di sotto degli auspicati 40 dB.
Inoltre la posizione in altura di molti centri abitati
renderà del tutto inefficace la protezione delle
barriere anti-rumore.
Per il materiale di scavo o “smarino” la
società LTF intende trasferirlo dalla quota di
500m s. m. del fondovalle alla Carrière du Paradis
al Moncenisio a quote superiori ai 2000m , con un nastro
trasportatore di chilometri e una teleferica. L’assurdità
di elevare di 1500m il materiale di risulta si commenta
da se. Lo smarino ammonterà a 4, 4 milioni di
m3: 0, 8 verranno stoccati e 3, 6 riutilizzati, di cui
3, 2 per opere in calcestruzzo. Si tratta di una pretesa
assurda in quanto lo smarino (di nessun pregio) non
ha le proprietà tecniche per un simile riutilizzo.
Dove quindi reperire 3, 2 milioni di m3 tecnicamente
idonei e come allocare l’enorme quantità
del materiale di scavo? Si attendono ancora risposte
credibili.
Si ricorda inoltre che la necessaria fascia di binari
di stazionamento potrà essere ottenuta solo con
la costruzione di un rilevato di 3km posto in alto a
20m all’estremità E e a raso all’estremità
W: l’effetto diga è garantito in caso di
eventi atmosferici di grande intensità tutt’altro
che rari e sempre più frequenti in futuro. La
lunghezza di 3km è resa necessaria dal fatto
che i treni merci francesi raggiungono anche i 2km di
lunghezza, mentre quelli italiani non superano i 700m.
A differenza di Eurotunnel e Gotthard che hanno avuto
cantieri compatti e circoscritti, la TAV in Val di Susa
comporterà 10 cantieri e 15 depositi per lo scavo
su di una striscia 40km x 2km: camion e nastri trasportatori
formeranno una mostruosa ragnatela. Sull’autostrada
oggi passano 4000 camion/giorno. I mezzi pesanti impegnati
nei lavori AV saranno 8000/giorno per 20 e più
anni (visto lo sforamento dei tempi di costruzione e
il disastro ambientale al Mugello brutalmente confermato
nei giorni scorsi). Gli abitanti più ricchi scapperanno,
i più poveri resteranno rischiando la pelle (Porto
Marghera docet).
Da non trascurare infine il possibile ripetersi di drammatici
imprevisti come quelli che hanno rovinato in modo irreparabile
una delle più belle regioni della Toscana, il
Mugello, e hanno comportato il rifacimento di molti
lavori con un enorme aggravio dei costi. Il rifacimento
della pavimentazione di 2 km di galleria che sprofondavano
nel Mugello porterà la spesa complessiva della
tratta Firenze-Bologna alla astronomica cifra di 5,
5 miliardi di euro per 78, 5 km di percorso in tunnel,
il 30 % in più rispetto alle stime 1999, per
cui ogni chilometro alla fine costerà 60 milioni
di euro a chilometro e tutto questo, in fondo, per far
guadagnare una risibile manciata di minuti a soli 20.
000 passeggeri al giorno (ne occorrerebbero almeno 40.
000 per il pareggio di bilancio). I lavori infatti hanno
di fatto causato (vedi La Repubblica del 7. 08. 2006,
pag. 23) la scomparsa di innumerevoli corsi d’acqua,
tra cui il Torrente Veccione, sotto la badia di Santa
Maria di Moscheta, il Torrente Carpine, il Torrente
Erci, il torrente Rampolli, il Torrente Bosso e l’abbassamento
vertiginoso della falda acquifera, come già era
successo durante gli scavi del tunnel sotto il Gran
Sasso.
Per concludere, gradirei molto qualche risposta chiara
e argomentata a questo mio documento. Spero di non trovare
nelle risposte rosee e avveniristiche previsioni di
20, 30, 40 milioni di tonnellate merci/anno (effettivi
8, 1 nel 1984 e 6, 9 nel 2004) e di 12000 p/d (senza
TAV) e 21000 p/d (con TAV) come già previsto
per il 2002 (con i 4 treni attuali siamo al massimo
a 5000 p/d).
Infine sarei lieto se nelle risposte qualcuno volesse
prendere in considerazione gli aspetti ambientali (danni
ambientali e rischi per la salute dei cittadini), trasportistici
(rapporti tra gomma e rotaia, tra TAV e voli low-cost),
tecnico-ingegneristici (linee a diversa alimentazione
elettrica, differenze e incompatibilità tra i
sistemi ferroviari (francese e italiano, ecc. ), economico-politici
(redditività e economia delle linee TAV, rapporti
costi-benefici, problema dei futuri enormi debiti bancari
dello Stato, proporzioni e rapporti trasparenti tra
pubblico e privato, si spera, non immaginario ecc. ).
Su tutti questi aspetti concreti e determinanti per
giudicare la validità dei progetti TAV vige un
silenzio di tomba da parte del potere politico, economico
e mediatico.
Finora tutti gli attori intervenuti sulla scena, ossia
politici, sindacalisti, imprenditori, giornalisti, si
sono ben guardati dall’entrare nel vivo dei problemi
e hanno preferito parlare dei progetti TAV in modo generico,
facendo largamente ricorso a slogan del tipo “opera
irrinunciabile”, “corridoio indispensabile”,
“infrastrutture che non potremmo mancare”,
“la grande occasione che non dovremmo perdere”,
“non perdere il treno per l’Europa”,
“arriviamo alla paralisi del paese e restiamo
isolati dall’Europa”, “la Torino-Lione
è un’opera strategica per lo sviluppo”,
“è una grande opportunità per tutta
l’Europa”, “è decisiva per
la competitività dell’economia italiana”,
“il progetto è di enorme interesse per
l’Italia e l’Europa”, “la TAV
si deve fare, l’alternativa sarebbe un suicidio”
ecc. Vorrei tanto non ascoltare né leggere mai
più frasi fatte come queste, prive di qualsiasi
consistenza, ma analisi approfondite e scientifiche
sul complesso problema TAV, possibilmente lontane dal
roseo ottimismo che in genere circonda ovunque le grandi
opere pubbliche (vedi sopra a pag 5 la spietata analisi
su scala planetaria del prof. Bent Flyvbjerg).
LE PRIORITÀ PER L’ITALIA DOVREBBERO ESSERE:
1) RICERCA SCIENTIFICA E FORMAZIONE.
2) SCUOLA, UNIVERSITÀ.
3) ASSISTENZA SANITARIA MIGLIORE DI QUELLA ATTUALE,
OSPEDALI MODERNI ED EFFICIENTI.
4) DIFESA E SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO
CULTURALE AMBIENTALE PAESAGGISTICO.
5) MESSA IN SICUREZZA E MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO,
SISMICO E VULCANICO SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE,
RISISTEMAZIONE DEI FIANCHI VALLIVI, DEI BOSCHI E DEI
CORSI D’ACQUA: UN’OPERA CICLOPICA IN GRADO
DI FORNIRE DECINE DI MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO IN
TUTTA ITALIA, ANZICHE’ POCHE MIGLIAIA COME NEL
SITO DEL MEGATUNNEL.
6) RINNOVO DELLA RETE ACQUEDOTTISTICA ITALIANA CHE ACCUSA
PERDITE FINO AL 40 %.
7) POTENZIAMENTO E MODERNIZZAZIONE DELLA RETE FERROVIARIA
ITALIANA (80 % DELLA DOMANDA) AFFLITTA DA UNA GRAVE
ARRETRATEZZA: 60 % A BINARIO UNICO, 30 % NON ELETTRIFICATA,
75-80 % PRIVA DI SISTEMI DI SICUREZZA MODERNI.
8) SVILUPPO DELLE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE (SIAMO
LONTANISSIMI DA GERMANIA, DANIMARCA E SPAGNA).
QUESTE SONO LE VERE PRIORITÀ PER L’ITALIA.
AD ESSE ANDREBBE DESTINATA UNA PARTE ALMENO DEI FINANZIAMENTI
PREVISTI PER LA RETE TAV, SULLA CUI REDDITIVITÀ
È LECITO AVANZARE DUBBI VISTI I FLOP DELL’EUROTUNNEL
SOTTO LA MANICA, DEL PONTE TRA DANIMARCA E SVEZIA, DELL’AEROPORTO
DI DENVER.
Auspicando che Ella abbia la pazienza e l’amabilità
di voler gentilmente leggere il libro qui accluso, La
ringrazio vivamente per la sua cortese attenzione e
La prego di voler gradire i miei più distinti
saluti.
MARIANO PUXEDDU
Mariano Puxeddu, ricercatore presso l’Istituto
di Geoscienze e Georisorse
Del CNR di Pisa, via Moruzzi 1 56124 Pisa, puxeddu@igg.
cnr. it, via C. Battisti 15, 55100 Lucca, 0583 464496,
349 0589739; uff. 050 3152320
BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA
1) Berta G., Boitani A., DeVincenti C., Gallino L.,
Manghi B., Ranci P., Ponti M., Scarpa C., Silva F, Sulla
Torino-lione una pausa di riflessione. “La Voce”
del 19 dicembre 2005.
2) Bettini V., Cancelli C., Galantini R., Rabitti P.,
Tartaglia A., Zambrini M, Alta Velocità. Valutazione
economica, tecnologica e ambientale del progetto, CUEN
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3) Centra M: Analisi costi-benefici con opzioni reali:
un’applicazione al settore dei trasporti ferroviari,
“Rassegna Italiana di Valutazione”, Anno
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4) Chiocchia G., Il problema del rumore nei treni ad
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acustico nella Bassa Valle di Susa, Contratto di ricerca
tra la Comunità Montana Bassa Valle di Susa e
Val Cenischia e il Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale
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6) Cicconi I. (2004), Le grandi opere del cavaliere.
Koinè Nuove Edizioni.
7) Cicconi I. (1998), Storia del futuro di tangentopoli.
Dei editore.
8) Imposimato F., Pisauro G., Provvisionato S. (1999):
Corruzione ad Alta Velocità. Koinè Nuove
Edizioni; 3a edizione, 25. 000 copie.
9) Pennisi G., Scandizzo P. L. (2003):Valutare l’incertezza:
l’analisi costi-benefici nel XXI secolo, Giappichelli,
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10) Setec-Économie, Previsione del traffico merci
senza vincoli di capacità, giugno 2000, lavoro
effettuato per conto di Alpetunnel.
11) SNCF-RFF-FS, marzo 2000, Étude de modernisation
de la ligne à l’horizon 2020.
12) Tebaldi M. (1999), La politica dei trasporti. Il
Mulino ed., Bologna.
Breve curriculum vitae di Mariano Puxeddu
Nasce a Roma il 29 Aprile del 1942. Miglior allievo
del Liceo Classico TorquatoTasso di Roma nell’anno
1958-1959 (notizia su Paese Sera del 19 giugno 1959).
Allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa dal 1960
al 1964. Laurea con lode in Scienze Geologiche nel luglio
1964, diploma della Scuola Normale con 70/70 e lode
nel 1965, titolare di un posto di perfezionamento presso
la stessa Scuola Normale nel biennio 1964-1966. Dal
1960 al 1966 condivide la vita della Scuola con il coetaneo
Adriano Sofri e gli “anziani” Salvatore
Settis, Remo Bodei e Adriano Prosperi.
Dal 1964 studioso di campi geotermici, noto a livello
internazionale, è autore di 110 pubblicazioni,
30 su riviste internazionali, di cui 10 segnalate come
lavori scelti nella rubrica “Interesting papers
in other journals” dalla rivista americana Economic
Geology, la rivista più importante nel settore
della giacimentologia e della ricerca di materie prime.
Dal 1988 è impegnato, come ambientalista, nella
difesa del territorio della provincia di Lucca contro
la realizzazione di discariche e inceneritori in aree
protette o già gravemente inquinate, contro progetti
di parcheggi sotterranei sotto gli spalti delle Mura
di Lucca, di una complanare agganciata alle Colombiadi
1992, di una Tangenziale prevista nel 2005 come primo
tratto di una futura Lucca-Modena, di un nuovo casello
in costruzione in piena zona archeologica a Capannori.
Grazie a questa dura opposizione, sono stati eseguiti
scavi nei luoghi destinati agli inceneritori, alla Complanare
e al nuovo casello per verificare la fattibilità
di queste opere. Il risultato è questo: l’inceneritore
e la Complanare non sono stati costruiti e il casello
è in forse dato l’immenso valore archeologico
dell’area su cui dovrebbe sorgere. La mancata
realizzazione di queste progetti e gli scavi tuttora
in corso hanno dato luogo a scoperte eccezionali:1)
canalizzazioni agrarie romane del 1°-2° secolo
dopo Cristo 2) la prima strada extra-urbana etrusca
conosciuta e un’area cultuale dionisiaca di epoca
romana con straordinari e spesso unici reperti antropologici,
paleobotanici, archeologici, tra cui addirittura un
intero edificio romano in legno perfettamente conservato.
ELENCO DEGLI ARTICOLI DI GIORNALE DELLA RASSEGNA
STAMPA
1) “Che siate pro o contro la Tav, forse volete
sapere chi la paga” e “Grandi Opere e piccoli
conflitti di interesse”dal supplemento VENERDI
di La Repubblica del 3. 03. 2006, pag. 44-50
2) “La Tav nella Valle di Susa, a chi serve?”
da Il Foglietto di Usi/RdB n. 44 del 13. 12. 2005, “Alta
velocità: costi ingenti, benefici irrisori”
da Il Foglietto di Usi/RdB n. 45 del 21. 12. 2005, “Sulla
Tav due linee politiche a confronto” Il Foglietto
di Usi/RdB n. 1 del 11. 01. 2006, tutti del prof. Giovanni
Damiani, docente dell’Università della
Tuscia-Viterbo.
3) “Sui binari d’Europa” di Laura
Biffi da La nuova ecologia, luglio-agosto 2005, pag.
59.
4) “La Tav sprofonda per 2 chilometri Va rifatto
il pavimento delle gallerie, le spese crescono del 30
% di Elisabetta Arrighi, da Il Tirreno del 29. 11. 2006,
pag. 7.
5) “Le Ferrovie sull’orlo del fallimento
L’allarme dei vertici: servono 6 miliardi. Prodi:
provvederemo” di Lucio Gillis. “Così
la voragine dell’Alta velocità ha bruciato
170 anni di storia” di Albero Statera da La Repubblica
del 15. 11. 2006, pagg. 1 e 4.
6) “Deraglia un treno, ritardi in tutta Italia”
di Alessandra Mangiarotti. «Basta soldi nell’Alta
velocità». «Ma avremmo evitato il
caos» di Antonella Baccaro, da Il Corriere della
Sera del 23. 11. 2006, pag. 21.
7) “Ferrovia in estinzione” Dal 1939 al
2005 la rete ferroviaria italiana è stata amputata
di 7. 077 chilometri di Fulco Pratesi, da Il Panda aprile
2006, pag. 16-17.
8) “Su due terzi dei binari italiani il locomotore
si guida a vista” di Jenner Meletti da La Repubblica
dell’11. 01. 2005, pag. 25.
9) “Treni vecchi e allarmi fantasma i tagli frenano
il piano di sicurezza” di Giancarlo Mola da La
Repubblica del 22. 12. 2005, pag. 15.
10) “Tanta usura e poca tecnologia tutti i buchi
delle ferrovie” di Ettore Livini da La Repubblica
del 16. 03. 2006, pag. 15.
11) “Tra acque e memorie perdute” di Paolo
Rumiz da La Repubblica del 7. 08. 2006, pag. 23.
12)«I soldi ci sono, ma l’Italia frana»
di Alessandro Farruggia da La Nazione del 19. 11. 2005,
pag. 17.
13)“Dal 1951 al 2003 le vittime sono state 1.
400 e i disastri sono costati 15 miliardi di euro. Pecoraro
Scanio: più fondi, ma restano insufficienti Frane
e alluvioni, a rischio il 10 per cento dell’Italia
Definita la mappa con le aree d’emergenza. Dal
Po alla valle dell’Arno fino alle fiumare calabre”
di Paolo Conti da Il Corriere della Sera del 30. 10.
2006, pag. 17.
14) “Una Tav che si chiama desiderio. Di idee”
di Giorgio Meletti da Corriereconomia del 21. 11. 2005,
pag. 3.
15) “Treni, dove vanno (e non vanno) gli investimenti
L’Alta velocità assorbe due terzi del bilancio.
«I fondi ci sono, ma andrebbero spesi meglio»
di Sergio Rizzo da Il Corriere della Sera del 9. 01.
2005, pag. 5.
16) “Grandi opere: «Bocciate 5 su 7»
di Alessandra Puato da CorrierEconomia del 22. 09. 2003,
pag. 5.
17) “Più soldi, più tempo: questa
Tav non finisce mai” e “Altri 50 milioni
per i problemi idrici Nel Mugello sta tornando l’acqua,
ma i costi sono stati altissimi” di Elisabetta
Arrighi da Il Tirreno del 2. 11. 2006, pag. 11.
18) “Alta Velocità, nuovi guai Furto aggravato
delle acque pubbliche: ispezionati nove cantieri”
di N. C.
da La Nazione del 17. 04. 2005, pag. 25.
19) “Ma io dico no all’’Alta velocità”
di Giorgio Bocca da La Repubblica del 8. 11. 2005.
20) “A chi servirà la famigerata linea
Tav?” di Giorgio Bocca, da un Venerdì di
La Repubblica, pag. 15.
21) “Nuovi scontri per la Tav in Val di Susa le
domande senza risposta” di Luciano Gallino, da
La Repubblica del 30. 11. 2005, pagg. 1 e 23.
22) “Firenze, 40 anni dopo quel che resta da fare”
di Cesare De Seta da La Repubblica del 2. 11. 2006.
23) “Le azioni Eurotunnel deragliano in borsa”
di Vi. P. da La Repubblica del 24. 02. 2006.
24) “Eurotunnel, i conti non tornano” di
Luca Pagni da La Repubblica del 13. 04. 2006.
25) “Eurotunnel, lo spettro di un crac da 9 miliardi”
di Federico Fubini da La Repubblica del 14. 07. 2006.
26) ““Tav? Basta la linea esistente”
Ferrero anticipa i risultati dei tecnici sul trasporto
merci”da La Repubblica del 28. 12. 2006, pag.
18.
ELENCO DEI DESTINATARI DEL PRESENTE DOSSIER
TAV
A) RAPPRESENTANTI DELLE ISTITUZIONI
1) On. Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica
2) On. Franco Marini Presidente del Senato
3) On. Fausto Bertinotti Presidente della Camera dei
Deputati
4) On. Carlo Azeglio Ciampi Senatore a vita
5) On. Romano Prodi Presidente del Consiglio dei Ministri
6) On. Massimo D’Alema Vice-Presidente del Consiglio
e Ministro
degli Affari Esteri
7) On. Francesco Rutelli Vice-Presidente del Consiglio
e Ministro
dei Beni e delle Attività Culturali
8) On. Giuliano Amato Ministro dell’Interno
9) Monsieur Jacques Barrot Vice-Pré sident de
la Commission
Européenne Commissaire chargé des Transports
10) On. Pierluigi Bersani Ministro dello Sviluppo Economico
11) On. Alessandro Bianchi Ministro dei Trasporti
12) On. Emma Bonino Ministro per le Politiche Europee
13) Prof. Mercedes Bresso Presidente della Regione Piemonte
14) Dott. Claudio Burlando Presidente della Regione
Liguria
15) Prof. Massimo Cacciari Sindaco di Venezia
16) On. Paolo Cacciari Commissione Ambiente, Territorio
e Lavori
Pubblici della Camera dei Deputati
17) Dott. Luciano Caveri Presidente Regione Autonoma
Valle d’Aosta
18) Dott. Sergio Chiamparino Sindaco di Torino
19) On. Vannino Chiti Ministro per i Rapporti con il
Parlamento e
Riforme Istituzionali
20) Dott. Riccardo Conti Assess. Territorio Infrastr.
Regione Toscana
21) On. Paolo Costa Pres. Commiss. Trasporti dell’Europarlamento
22) Dott. Lorenzo Dellai Presidente della Prov. Autonoma
Trento
23) On. Cesare De Piccoli Sottosegretario di Stato ai
Trasporti
24) On. Antonio Di Pietro Ministro delle Infrastrutture
25) On. Anna Donati Pres. Commiss. Lavori Pubblici del
Senato
26) Dott. Luis Durnwalder Presidente Prov. Autonoma
Bolzano
27) Dott. Vasco Errani Presidente Regione Emilia-Romagna
28) On. Piero Fassino Segretario Democratici di Sinistra
29) On. Paolo Ferrero Ministro della Solidarietà
sociale
30) Dott. Roberto Formigoni Presidente Regione Lombardia
31) On. Grazia Francescato Commissione Ambiente, Territorio
e
Lavori Pubblici della Camera dei Deputati
32) Dott. Giancarlo Galan Presidente Regione Veneto
33) Dott. Riccardo Illy Presidente Regione Friuli-Venezia
Giulia
34) On. Enrico Letta Sottosegr. Presidenza del Consiglio
35) Dott. Claudio Martini Presidente Regione Toscana
36) On. Fabio Mussi Ministro dell’Università
e Ricerca
37) On. Gian Paolo Patta Sottosegr. Ministero della
Salute
38) On. Tommaso Padoa Schioppa Ministro Economia e Finanze
39) On. Alfonso Pecorario Scanio Ministro Ambiente,
tutela territorio
40) On. Ermete Realacci Presidente Commissione Ambiente,
Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati
41) On. Edo Ronchi Vice-Pres. Commiss. Amb. te e Beni
Amb. Senato
42) On. Tommaso Sodano Pres. Commiss. Amb. te e Beni
Amb. Senato
43) On. Livia Turco Ministro della Salute
44) Sig. Walter Veltroni Sindaco di Roma
45) Dott. Mario Virano Presid. Ossevatorio Tecnico-TAV
Val di Susa
TEATRO E GIORNALISMO TELEVISIVO
1) Dott. Giovanni Floris Ballarò RAI 3
2) Premio Nobel Dario Fo
3) Dott. Jacopo Fo
4) Dott. ssa Milena Gabbanelli Report RAI 3
5) Dott. Beppe Grillo
6) Redazione di “Le Iene” Italia 1
7) Dott. Marco Paolini
8) Dott. Michele Santoro Annozero RAI 2
9) Redazione di “Striscia la notizia” Canale
5
10) Dott. Mario Tozzi CNR e “Gaia” RAI 3
ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE
1) Dott. Piero Baronti Presidente Regionale Legambiente
2) Circolo di Legambiente Val Susa
3) Dott. Roberto Della Seta Presidente Nazionale Legambiente
4) Dott. Arch. Fulco Pratesi Presidente Nazionale WWF
5) Dott. Edoardo Zanchini Responsabile Naz. Trasp. Legambiente
GIORNALISTI
1) Dott. Corrado Augias La Repubblica
2) Dott. Pierluigi Battista Corriere della Sera
3) Dott. Giorgio Bocca La Repubblica
4) Dott. Sergio Frau La Repubblica
5) Dott. ssaClaudia Fusani La Repubblica
5) Dott. Curzio Maltese La Repubblica
7) Dott. Ezio Mauro Direttore La Repubblica
8) Dott. Francesco Merlo La Repubblica
9) Dott. Paolo Mieli Direttore Corriere della Sera
10) Dott. Sergio Romano Corriere della Sera
11) Dott. Alberto Ronchey Corriere della Sera
12) Dott. Eugenio Scalfari Fondatore di Repubblica
13) Dott. Gian Antonio Stella Corriere della Sera
14) Dott. Marco Travaglio l’Unità
15) Dott. Giovanni Valentini La Repubblica
SINDACALISTI
1) Dott. Luigi Angeletti Segretario Nazionale UIL
2) Dott. Raffaele Bonanni Segretario Nazionale CISL
3) Dott. Guglielmo Epifani Segretario Nazionale CGIL
4) Dott. Giorgio Airaudo FIOM
5) Dott. Giorgio Cremaschi FIOM
6) Dott. Vanna Lorenzoni CGIL Torino
7) Dott. Paolo Agnello Modica Segreteria Nazionale CGIL
8) Dott. Fulvio Perini CGIL Torino
9) Dott. Gianni Rinaldini FIOM
10)Dott. ssa Nicoletta Rocchi Segreteria Nazionale CGIL
CONFINDUSTRIA
1) Dott. Luca Cordero di Montezemolo Presidente di Confindustria
2) Dott. ssa Emma Marcegaglia Vice-Presidente
3) Dott. Andrea Moltrasio Vice-Presidente
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