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A.a.
V.v.
Methodos.
Un'antologia
a cura di Felice Accame e Carlo Oliva Trad.
di Nicoletta Colombini e Carlo Oliva
con
scritti di S. Ceccato G. Vaccarino H.
Dingler G. Preti V. Somenzi C. Morris F. Rossi-Landi G. Ballard
P.W. Bridgman V. Braitenberg
pp.
211 € 20,00
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Dalla
quarta di copertina:
Dal 1948 al 1964, un gruppo di studiosi dalle più diverse
competenze disciplinari ha dato vita a “Methodos”,
una rivista internazionale che, tematizzando via via l’analisi
del linguaggio, la logica simbolica, la cibernetica e la teoria
della mente, ha ottenuto la collaborazione dei più
innovativi rappresentanti della cultura scientifica internazionale
dell’epoca. Sulle pagine della rivista, infatti, fra
i tanti altri, hanno scritto Apostel, Bar-Hillel, Beth, Bergmann,
Bunge, Hutten, Kotarbinski, Maruyama, Pap, Piaget, Sanborn,
Shannon, Turing, Wang e Wiener.
Methodos, tuttavia, non è stata soltanto una rivista
prestigiosa e lungimirante. È stata, soprattutto, l’espressione
di un punto di vista particolare – e originale –
sui rapporti tra linguaggio e pensiero, configurando le basi
teoriche di ogni costruttivismo che voglia evitare le contraddizioni
delle teorie della conoscenza. È questo punto di vista
– la cui formulazione è dovuta innanzitutto a
Silvio Ceccato, Vittorio Somenzi e Giuseppe Vaccarino e a
quella Scuola Operativa Italiana che si è sviluppata
intorno al loro pensiero – che, pur presente in modiche
tracce nella maggior parte del dibattito scientifico del secondo
Novecento, va salvato dalla censura accademica e dal dimenticatoio
cui, per ineludibile principio di conservazione dei paradigmi
imperanti, è destinata ogni idea almeno potenzialmente
rivoluzionaria.
Questa Antologia, pertanto, concentra la propria attenzione
proprio sul nucleo fondamentale di quell’ idea, raccogliendo
– oltre a saggi dei tre fondatori – contributi
di Edward G. Ballard, Valentino Braitenberg, Percy W. Bridgman,
Hugo Dingler, Charles Morris, Giulio Preti, Ferruccio Rossi-Landi
inerenti la filosofia, la metodologia delle scienze, l’assiomatica,
l’estetica, la semiotica e la costruzione delle “macchine
pensanti”.
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Secretum
on line ha
pubblicato questa recensione
di Margherita Marcheselli
Dal
1949 al 1964 viene pubblicata la rivista Methodos.
Ne sono fondatori Silvio Ceccato,
Vittorio Somenzi e Giuseppe
Vaccarino. Definita al momento
della propria fondazione “rivista di metodologia e
logica simbolica” si è trasformata ben presto
in “rivista di metodologia e analisi del linguaggio”
per arrivare infine ad includere i temi di “linguaggio
e cibernetica”. Di fatto più che a trattare
specifici ambiti disciplinari la rivista è volta
a rappresentare il punto di vista della Scuola Operativa
Italiana, il cui nucleo viene costituito dall'incontro
tra i tre fondatori nel 1946 al Congresso Internazionale
di Filosofia - un nucleo poi arricchito della partecipazione
più o meno durevole di Ferruccio Rossi-Landi
e di Enzo Morpurgo, cui più
tardi si aggiungono Ernst von Glasersfeld
e vari altri fino a includere i curatori di questa antologia.
Questo punto di vista si caratterizza, in sintesi, per l’obbiettivo
di costruire un nuovo modello dell'attività mentale
e dei rapporti tra attività mentale e linguaggio
che ha come proprio punto di partenza la contrapposizione
al modello tradizionale dell’attività mentale,
fondato sull’analisi del “conoscere” coltivato
dalla filosofia. La critica al modello filosofico, e a ciò
che lo caratterizza, ovvero “l’errore teoretico-conoscitivo”,
viene articolata da Silvio Ceccato nel primo saggio presentato
nell’antologia: Il Teocono o “della
via che porta alla verità”. Il saggio costituisce
la pars destruens delle teorie sostenute dalla Scuola e
mostra come l’intera storia della filosofia possa
essere analizzata nei termini di un grande gioco di cui
vengono individuate le regole, i pezzi, e alcune tappe fondanti
(le “partite” giocate dai grandi filosofi come
Parmenide, Socrate, Platone, Kant). Per venire alla pars
construens, il concetto di “metodologia” (cui
successivamente verrà preferito il termine di “tecnica”,
per motivi che vengono analizzati nel dettaglio nella prefazione
dei curatori) “operativa” viene inteso come
“via che porta alla consapevolezza operativa”,
ovvero al risultato delle seguenti operazioni:
a) investire qualcosa della proprietà di essere risultato
di operazioni, ripetendo una operazione o più operazioni
di cui la cosa è risultato;
b) semantizzare gli operati, le operazioni e le presenze,
cioè dar loro un nome, sicché la parola accompagni
l’operare.
Chiaro diventa quindi il senso del titolo della rivista:
è questo “metodo” che differenzia l’approccio
operativo. Qualsiasi pensiero, parola, oggetto vengono considerati
risultato di operazioni, quindi ci si chiede quali siano
queste operazioni e tutto ciò viene opportunamente
semantizzato. In questa antologia non viene dato conto dei
risultati che la Scuola Operativa Italiana ha prodotto grazie
all’applicazione di questo metodo, quanto della consapevolezza
dei fondatori di rappresentare un punto di vista ed un cambiamento
profondo nella cultura del proprio tempo e la loro ambizione
di poter fornire un metodo, appunto, un approccio capace
di dare nuovi strumenti alle discipline di riferimento (la
stessa filosofia, perlomeno la filosofia della scienza,
di certo più vicina alle tematiche metodologiche,
la logica, la fisica, la semiotica, la cibernetica, le neuroscienze).
Dagli indici completi dei numeri pubblicati si deduce quanto
questa attività di chiamata a raccolta interdisciplinare
abbia ottenuto successo: molti tra i maggiori studiosi di
tutto il mondo hanno scritto sulle pagine della rivista:
Bridgman, Dingler,
Maruyama, Morris,
Piaget, Turing,
Shannon, Wiener.
E dai saggi scelti e presentati si coglie come il dibattito
generato sui temi cari ai fondatori fosse vivo ed operante
nelle discipline coltivate dagli autori invitati a dare
il proprio contributo. Un esempio particolarmente significativo
si ritrova nel contributo di Percy W. Bridgman.
L'efficacia della sua breve e intensa risposta a Ballard
(che poneva delle domande sul concetto di misurazione dei
processi di valorizzazione) contiene tutta la consapevolezza
della necessità di assumere nuovi paradigmi e modelli
di riferimento, della necessità di fare piazza pulita
di vecchi problemi insolubili per il modo stesso nel quale
sono stati costruiti e di appropriarsi di nuovi metodi capaci
di rendere conto del nostro pensiero e del nostro linguaggio.
E non a caso Bridgman fa riferimento al telescopio di Galileo
o alle osservazioni al microscopio: entrambi eventi rivoluzionari
nella scienza e nella cultura, portatori di nuovi significati
e di nuovi riferimenti. C'è da sperare che questa
antologia sia la prima di una serie di antologie di Methodos
perché attraverso queste pagine potrebbe essere riportato
alla luce non solo un dibattito storico interessante altrimenti
perduto, ma un modo di interpretare il pensiero e il linguaggio
che non si è imposto con sufficiente forza e chiarezza
e che potrebbe essere, se assunto, portatore di interessanti
risultati in quel campo multidisciplinare costituito dalla
ricerca della consapevolezza della nostra attività
mentale.
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