Introduzione
di Filippo Benfante
Per anni i forestieri hanno considerato questa prateria desolata,
spoglia e monotona, una terra più nuda di qualunque
altra o quasi, ma io so che non sono qui per esplorare la
vacuità nel cuore dellAmerica: io sono qui, nel
bel mezzo delle Flint Hills del Kansas, in cerca di ciò
che cè, in cerca della terra e di ciò
che la plasma, sono qui perché nutro sospetti e oscuri
presentimenti di minacce che incombono su tutta lAmerica:
e spero che le dimensioni ridotte di questa contea mi consentano
di vederci più chiaro.
W. Least Heat-Moon, Prateria,
Einaudi, Torino 1994, p. 13
1. Seguiamo una squadra che tutti i mezzi di informazione
chiamano Venezia. Guardiamo le partite allo stadio
Penzo di Venezia, in piedi, nel settore Curva sud,
dove la maggioranza degli spettatori e tutti i nostri vicini
di posto tifano chiamando la squadra VeneziaMestre
o Unione.
Piero, assieme al figlio Giovanni, va a tutte le partite in
casa e a qualcuna in trasferta. Io mi unisco a loro quando
posso: dal settembre 1998 seguo i campionati a distanza, perché
vivo a Firenze. Non appena mi sono trasferito, ho cominciato
a chiedere notizie di quanto mi perdevo al Penzo. Approfittando
della comodità della posta elettronica, Piero ha preso
labitudine di mandarmi le cronache delle sue domeniche
allo stadio. Il resoconto della partita è sempre accompagnato
da altro: i preparativi, il viaggio, i compagni di strada,
i vicini di posto, latmosfera della curva, il modo di
tifare, i cori e gli slogan ascoltati, i colori esibiti. Di
solito le discussioni proseguono tutta la settimana. Anche
altre persone hanno chiesto di ricevere le nostre note, e
a volte hanno replicato con i loro commenti. Così si
è creato un epistolario dove, alla corrispondenza continua
tra me e Piero, si sono aggiunti i saltuari messaggi di una
decina di persone.
In questo libro raccontiamo le esperienze vissute tra il 1998
e il 2000, il periodo in cui lUnione ha giocato i suoi
primi due campionati di serie A.2. Le nostre discussioni su
calcio, sport e tifosi erano iniziate nel 1997, quando
sulla base della frequentazione e dei ricordi miei e di alcuni
amici avevo cercato di spiegare che molti vanno allo
stadio Penzo non solo per guardare una partita, ma anche per
manifestare opinioni e sentimenti verso i luoghi in cui vivono1.
Piero ha cominciato ad andare in curva lanno dopo, in
cerca di un modo per passare del tempo con Giovanni, e coinvolto
dallentusiasmo per i risultati che avrebbero portato
alla promozione del VeneziaMestre in serie A alla fine del
campionato 1997/98.
Lestate seguente, le riunioni con gli amici per vedere
le partite dei mondiali ci hanno mostrato come si parli di
calcio, perlomeno tra maschi, per discutere anche di molti
altri aspetti delle nostre vite. Del resto, per fare un esempio,
Luciano Bianciardi ha raccontato i cambiamenti della società
italiana durante il miracolo economico partendo da un campo
di calcio. Come si misura la bravura di un prete, di
un pubblicitario, di un PRM?: per avere successo nel
lavoro culturale, nella politica, nelle nuove professioni
di tipo terziario e quartario si deve sollevare
polvere come certe ali al gioco del calcio, in serie
C, che ai margini del campo, vicino alla bandierina, dribblano
se medesimi sei, sette volte, e mandano in visibilio il pubblico
sprovveduto. Il gol non viene, ma intanto lala ha svolto,
come suol dirsi, larga mole di lavoro. Poi bisogna saper
marcare, a uomo e a zona: scegliere un settore e farlo sembrare
importante anche se non conta nulla, stare incollati al proprio
direttore e anticiparlo in ogni occasione, per riuscire a
fare carriera2.3. Al Penzo abbiamo constatato che gli spettatori
non sono un accessorio del terreno di gioco, e che la curva
è un luogo che funziona con regole autonome. Poco alla
volta si è cominciato a notare i soliti volti e i meccanismi
ripetitivi, per farne parte e comprenderli allo stesso tempo,
a censire colori, parole e idee: come frequentare ogni giorno
un luogo di lavoro oppure un ospedale o una qualsiasi altra
comunità caratterizzata da abitudini, orari, fisionomie,
architetture.
Le persone che si incontrano in una curva almeno nella
sud del Penzo sono le stesse che si possono
incontrare altrove. In uno stadio non accadono più
episodi spiacevoli (o deplorevoli,
esecrabili, e così via) che nella società
che produce stadi di questo genere. Tra laltro, per
il fatto di pagare un biglietto o un abbonamento, la maggioranza
dei tifosi è consapevole di far parte di un ramo delleconomia
di mercato e si regola di conseguenza. È buona
abitudine diffidare del fanatismo, ma si può considerare
con la giusta serietà e con rispetto il modo che le
persone scelgono per passare il tempo libero.
Il settore dove ci mettiamo per guardare la partita è
irriverente nei confronti della storia, del nome e dei colori
di questa squadra, che vengono scelti e sostenuti a dispetto
di quanto viene ripetuto nelle cronache di giornali e televisioni.
Questo è solo uno degli aspetti del fai da te
eseguito dai tifosi della Curva sud con colori, simboli, storia,
slogan, musiche, attinti da un repertorio piuttosto vario,
anche se alla lunga ripetitivo. La rielaborazione di un materiale
di questo genere è tipica del tifo organizzato, soprattutto
quello degli ultras. Il risultato che si manifesta durante
le partite al Penzo è affine al nostro modo di sentire.
Siamo a nostro agio in una curva dove: non compaiono croci
celtiche o altra simbologia nazista, a Piero capita di vecchi
compagni di militanza politica, e i capi ultras hanno deciso
di proporre un tifo antirazzista.
Ci siamo accorti di poter pensare a un piccolo mondo partendo
da uno stadio. Come ha osservato Alessandro Dal Lago, proprio
dalle voci rituali della domenica sale un certo messaggio
sulla qualità dei nostri giorni feriali3. Il
mondo che vediamo coincide grosso modo con la provincia di
Venezia, comprese le propaggini verso Treviso e Padova, con
qualche puntata occasionale verso ovest, a Vicenza e Verona,
quando ci sono i derby.4. Il libro è scandito in capitoli
che corrispondono ad altrettante partite, secondo uno schema
già usato da Nick Hornby per il suo Febbre a 904.
Alcuni dei nostri capitoli sono completati da una scheda bibliografica.
Nel 1999 Roberto Ferrucci ha raccolto le sue cronache dal
Penzo in un volume, dopo avere seguito la stagione 1998/1999
come inviato del quotidiano la Nuova Venezia5.
Ferrucci ha usato il nome ufficiale Venezia e
ha visto le partite seduto in tribuna stampa. Noi abbiamo
sempre seguito le partite in Curva sud. I nostri vicini non
sono mai stati ospiti illustri o amministratori pubblici o
grandi giocatori; non abbiamo mai parlato con calciatori e
celebrità locali, ma solo con altri tifosi come noi.
La lingua più usata è stata il dialetto, oppure
un misto di italiano e dialetto. Abbiamo preferito riportare
in italiano le nostre conversazioni, i discorsi che abbiamo
ascoltato e le espressioni tipiche di queste zone, alcune
delle quali sono riportate nel frasario nellultima
parte del libro.
Rielaborando le lettere che sono alla base di questo libro,
ci siamo accorti di quanta monotonia cè nel rito
dello stadio: lambiente, i gol, i gesti propiziatori
e le scene di esultanza sono momenti irripetibili e allo stesso
tempo tutti uguali; anche le cronache e i resoconti attingono
a un catalogo standard di espressioni, immagini e luoghi comuni.
In queste pagine non resta quasi più nulla di quanto
è successo in campo, se non il lampo di gioia che può
dare un gol di tacco, il divertimento e il sollievo che offre
una curva antirazzista, il piacere di ritrovare degli amici
per una domenica allaria aperta. Tutto questo è
stato importante almeno quanto i fremiti per il destino della
nostra squadra, per la salvezza e la promozione.5.
Ho scritto queste pagine pensando agli amici. Alcuni sono
presenti nel libro; altri non li vedo quasi più, a
meno di un incontro casuale al Penzo, ma non sono stati meno
importanti. Per questo, ringrazio Alessandro, che è
venuto a trovarmi con un pallone sotto il braccio nella primavera
del 1982; Matteo, per le tante partite nei giardini di Bibione;
Alberto, Davide e Massimiliano, i miei primi compagni di curva;
Luca per le discussioni su politica e Curva sud.Letture
Paul Ginsborg ha scritto nel suo studio LItalia del
tempo presente. Famiglia, società civile, Stato, Einaudi,
Torino 1998, p. 216: Da un certo punto di vista, il
calcio è il gioco ideale per una nazione come lItalia
in cui la famiglia riveste un ruolo così centrale,
in quanto collega quasi senza sforzo linfanzia e letà
adulta, sia nella stessa persona (che nel guardare la partita
di serie A ricorda i propri giochi di bambino o di ragazzo),
sia in ambito famigliare, soprattutto per quanto riguarda
il rapporto tra padre e figlio maschio.
Tra le molte pagine dedicate alla passione per il calcio che
ho letto in questi anni, quelle che preferisco sono state
scritte da Luigi Meneghello; valga per tutti il Per
dove pari tu, questo è il problema, con cui si
apre il capitolo XII di Libera nos a Malo (che conosco nelledizione
Mondadori, Milano 19863).
Meneghello mostra come sia facile incorrere nei luoghi comuni
delle cronache sportive, e offre alcuni consigli per evitarli
nel suo Maredè, maredè
, Rizzoli, Milano
1991, in particolare alle pp. 18, 114-115, 161-162, 190, 199-201.
Dal 2000, Pippo Russo raccoglie esempi del peggiore stile
letterario adottato dalla stampa sportiva italiana in una
rubrica del quotidiano Il manifesto. Russo riesce
a far vedere che lo sport è uno dei possibili luoghi
della militanza politica, ma non offre nessun suggerimento
positivo su come migliorare il modo di raccontarlo.
Per una rassegna bibliografica di studi sociologici sullo
sport, utile per chi voglia avere indicazioni tanto sui classici
che sulle ultime ricerche, si può vedere dello stesso
P. Russo, Lanalisi sociologica dello sport, Rassegna
italiana di sociologia, a. XLI, n. 2 (aprile-giugno
2000), pp. 303-313. Anche se meno aggiornata, resta utile
la bibliografia in Ossimori. Periodico di antropologia
e scienze umane, I, 1 (1992), pp. 27-31, a chiusura
di una discussione sul tema Il calcio: una prospettiva antropologica
con interventi di F. Dei, P. Apolito, G. Dore, P. De Sanctis,
V. Cannada-Bartoli, V. Esposito, P. Clemente (pp. 7-26).
Quando continuo a domandarmi se non ho esagerato con il calcio,
leggo una risposta di Luigi Meneghello (in Che fate, quel
giovane?, Moretti&Vitali, Bergamo 1997, p. 27) a proposito
di ragazze e motociclette, che
a quanto pare sono state viste come frivolezze e banalità
edonistiche della mia vita di allora e forse (non ho ben capito)
della mia scrittura di oggi; cose colpevolmente private, poco
serie. Un po sarà colpa mia, se davvero non ho
saputo far sentire più fortemente che cè
invece di mezzo un tratto profondo e serio, e niente affatto
privato, del nostro dopoguerra, la corrente di vitalità
in cui lItalia pareva immersa, una specie di tardo risarcimento
degli anni ingoiati dalla guerra, la voglia e il piacere di
mettersi a vivere.
[
]
Quando sento formulare critiche di questa specie, su questa
faccenda delle moto e delle ragazze, io mi dispero! Le ragazze,
le moto, di cui ero così ben provvisto,
erano parte di un mondo di cose serie, seriamente amate, e
sono trattate nel libro con profondo rispetto e con la stessa
passione della poesia o della politica. La bicilindrica e
Ugo La Malfa
moto, poeti, ragazze, idee nuove, sono
nello stesso campo di magica attrazione [
].
1 Cfr. F. Benfante, Tifosi, Altrochemestre, 5,
1997, pp. 43-46.
2 L. Bianciardi, La vita agra, Bompiani, Milano 1995, pp.
108-113.
3 A. Dal Lago, Descrizione di una battaglia. I rituali del
calcio, il Mulino, Bologna 1990, p. 168; questa posizione
è ribadita più volte nel corso del libro, si
veda in part. pp. 11-13.
4 Cfr. N. Hornby, Febbre a 90, Guanda, Parma 1997.
5 Cfr. R. Ferrucci, Giocando a pallone sullacqua. Venezia
e il Venezia in serie A, Marsilio, Venezia 1999.
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