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A.A.V.V.
UNA SPARATORIA TRANQUILLA
Per una storia orale del ´77

pp. 347 €18,00 II edizione

Con una nuova prefazione

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Il movimento del '77 è il più cancellato e "maledetto" tra i momenti dello scontro di classe di questo paese, forse proprio perché fu il più violento e il più pericoloso. Farne la storia significa sgombrare intanto il terreno dalle falsificazioni, dalle ricostruzioni di comodo, opera di grandi partiti o di piccoli gruppi; dal pentitismo, dall'innocentismo, dall'esorcismo socialdemocratico prima e liberal-democratico poi.

Le tecniche della storia orale permettono di assolvere al primo compito storiografico: fissare le testimonianze, restituire la polifonia del reale. La verità suona in larga misura rivendicazione. Che non vuol dire "bloccare" il pensiero alla fotografia dell'attimo fuggito, ma restituire senso agli atti delle parti in campo. Di tutte le parti, se possibile.


Per la parte del movimento abbiamo perciò ascoltato:
Vincenzo Miliucci, leader storico dell'autonomia operaia romana; Mario Moretti, il principale dirigente delle Brigate rosse; Oreste Scalzone, notissimo esponente del movimento; Raoul Mordenti, in rappresentanza del "gruppo degli 11"; Enzo Modugno, teorico dell'autonomia; Tano D'Amico, fotografo di tutte le manifestazioni e della "vita del movimento"; ecc.
Come nemico, il sen. Francesco Cossiga, perché allora ministro dell'Interno, e oggi testimone non reticente.
E poi un nutrito numero di "compagni di base" - indiani metropolitani e femministe, duri dell'autonomia, semiclandestini delle BR - che hanno percorso poi traiettorie di vita tra le più diverse, ma le cui parole illuminano spesso tutti i luoghi lasciati in ombra dalle ricostruzioni dei leader.

A quiet shoot-out

A quotation to explain the title:

"What's going on?"
"Well, the police didn't want to let us pass, so we went round - there
wasn't a real clash."
"But they're shooting..."
"Yeah, but they're just firing at the wall, the same as us. Really it's
all quiet... it's a quiet shoot-out."

http://existingactually.blogspot.com/2005/06/meme-i_07.html

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Corriere della Sera, 8 maggio 1997, Pagina 6
E in un libro sul terrorismo il Picconatore si " confessa " con un brigatista all' ergastolo

Il vinto che intervista il vincitore: "Ma di noi che cosa pensavate lei e il suo partito e il vostro consociato Pci?". L'irriducibile brigatista ergastolano che chiede all'ex nemico numero uno, quel Kossiga allora con la "K": "Che ne dice della legislazione di emergenza, come giudica le direttive che davate per il controllo delle piazze?". E il nemico trionfatore che rende l'onore delle armi e giustizia storica agli sconfitti: "La sovversione di sinistra e' stata un fenomeno storico di massa. Non eravate terroristi, voi brigatisti e gli altri, non avete mai messo bombe: le vostre modalita' d'azione erano proprie della guerra partigiana. Cercavo di evitare di chiamarvi comunisti, ma dicevo sempre che la vostra origine storica era la stessa. Non c'e' stata attenzione politica, anche da parte del partito comunista al senso diffuso di "Resistenza incompiuta". Botteghe Oscure mi rimprovero' quando mi permisi di dire che eravate marxisti leninisti. Non poteva accettare una forza alla sua sinistra. Siete stati un fenomeno di aggregazione sociale, non un disegno indotto dall'esterno. Era molto piu' difficile capirlo. Forse per questo molti non vogliono ancora capire come sia stato un movimento endogeno. Altro che russi, Cia, Gelli... I partiti di sinistra soprattutto non si sono resi conto che il tipo di politica di coinvolgimento del Pci, di unita' nazionale, non poteva non creare un dissenso politico sul disagio sociale". Altro che sassolini! Stavolta Francesco Cossiga si leva dei macigni. Dallo stomaco. Niente di nuovo in assoluto, per la verita'. Lo aveva detto e scritto anche Mario Moretti che le Brigate rosse erano una "Storia italiana". Ma quando 3 anni fa usci' il libro intervista dal titolo omonimo, quasi nessuno volle dargli credito. Ora e' lo stesso ex ministro degli Interni dei tempi della P38 e dei mitra (di via Fani) che analizza a fondo e lucidamente quegli anni orribili. Solo che lo fa rispondendo a Francesco Piccioni, napoletano, classe 1951, ex insegnante precario, gia' capo della colonna romana delle Br, ergastolano (caso Moro e altro), ne' pentito ne' dissociato, dal 1979 in carcere, in libera uscita per lavoro da circa un anno, con permesso di lavoro. Francesco Piccioni ha scritto un capitolo del libro "Per una storia orale del 1977, una sparatoria tranquilla" (edizioni Odradek), in cui hanno riversato le loro testimonianze protagonisti di quel periodo: da Vincenzo Miliucci a Raul Mordenti, da Moretti a Scalzone, da Enzo Modugno a Dario Paccino a Tano D'Amico. Cossiga nella sua rilettura del come era l'Italia 20 anni fa non tralascia altri passaggi importanti. Alla domanda dell'insolito giornalista "dove fosse la liberta' di stampa all'epoca che andasse a svelare la doppia verita", replica: "Perche' ci sia un giornalismo indipendente, occorre che ci siano anche giornalisti indipendenti. Ma nella fase del terrorismo abbiamo portato in trincea giornalisti e giudici. Io mi sento colpevole dell'emergenzialismo permanente. Le leggi sulla Pubblica sicurezza non erano fatte per durare, ma per spaventare. Purtroppo allora fu introdotto l'emergenzialismo e l'idea del "giudice che combatte": questo contrasta con lo stato di diritto. Il giudice non puo' usare la legge come arma". Ma non e' finita. Nella sua "confessione", Cossiga, che si definisce "una figura anomala interprete piu' delle istituzioni che della politica" rivela: "Calamandrei era presidenzialista, era per il Pubblico ministero diverso dal giudice, ma non si puo' dire, non e' politicamente corretto". E per finire una parola sulle stragi: "Un mistero. Ho sempre respinto l'idea che la sovversione di sinistra fosse eterodiretta. Invece non posso escludere che le stragi abbiano avuto anche inneschi esteri".

Costantino Muscau

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Un libro affidabile e autorevole

 

Scrive Stefano Cappellini nei Ringraziamenti al suo Rose e pistole, Sperlig&Kupfer, 2007: «Una miniera di aneddoti e vita vissuta è il libro edito da Odradek in occasione del ventennale del '77, Una sparatoria tranquilla, uno dei pochi in cui ci si è preoccupati di raccontare ciò che accadde invece di cercare solo di trarne un senso politico».

E anche Lucia Annunziata ne trae continuamente spunti e informazioni.

Un Best seller

 

Un libro completo: oltre sessanta pagine di cronologia – cronologia lodata anche da Giampaolo Pansa, ma che significa? –; centinaia di scritte murali; tutti gli slogan, amorosamente raccolti e commentati (anche con le varianti); interviste particolarmente significative, come quelle a Mario Moretti e a Francesco Cossiga. Nella seconda edizione, non ci siamo voluti negare una prefazione in cui ripensiamo in maniera - volevamo - lucida, e sicuramente partecipata la stagione dei movimenti, che qui da noi non passa mai. È probabilmente a questa nuova prefazione che si deve il rinnovato interesse per questo libro, che finora ha venduto più di tremila copie. Infatti:

«Nel 1997 una piccola ma provvidenziale casa editrice di Roma… dà alle stampe un testo fondamentale per capire gli anni di piombo. Si intitola Una sparatoria tranquilla. Per una storia orale del ’77. E’ uno di quei libri che, se leggi bene, puoi trovarci dentro il rumore di un tempo scomparso come si sente l’eco del mare dentro una conchiglia.»


Così si legge a p. 466 di Cuori neri di Luca Telese, Milano, Sperlig&Kupfer, 2006: una prosa un po’ sgangherata, ma certamente sincera, che continua per una pagina e mezza di apprezzamenti. Telese è un giornalista de Il Giornale di Berlusconi e, curiosamente, ci era capitato di apprezzare una sua cronaca, intelligente e spiritosa, al punto di riproporla sul nostro sito (Viva Fidel! Viva Fidel!, sta nella Bacheca elettronica). Lo scambio di cortesie finisce qui, nel senso che non troviamo apprezzabile la sua ricerca su ventuno “caduti” neofascisti ritrovati un po’ qua un po’ là per il paese, svolta sì con grande bravura giornalistica, ma con il grave difetto storiografico della decontestualizzazione, e con l’ancor più grave conseguenza della "parificazione".

Il sito www.carmillaonline.com, curato da Valerio Evangelisti, ha voluto pubblicare, dopo la nota editoriale a Senza patto né legge, di Filippo Manganaro, e la lunga introduzione a Guerra civile globale, anche la prefazione alla II edizione di Una sparatoria tranquilla. Grazie, Valerio, per l’attenzione.

Il teatrico Nevio Gàmbula ha dedicato un poema al '77: settantasette divergenze (nel magnifico caos delle strade). Sta in:

http://www.neviogambula.it/Settantasette%20divergenze.pdf)

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